lunedì 22 dicembre 2014

COME T'IMPUPO UN PICCOLO CARROZZONE CLIENTILARE PER POLITICI RICICLATI : RESTAURO UNA CHIESETTA, UN PONTICELLO, UNA FONTANA,TIRO SU UN MURETTO A SECCO E VOILA',IL LORO GIOCO E' FATTO!

                                               Avevamo assunto l'impegno che sul restauro della chiesetta di S.Cataldo e sulle responsabilità dell'inquinamento di quell'area ci saremmo ritornati con un nuovo post.Lo abbiamo fatto anche se ci scusiamo con i lettori per la lunghezza del testo.Tuttavia "per capire meglio" non potevamo scrivere meno di quanto abbiamo scritto.BUONE FESTE.

Il quotidiano on-line “Terrasini oggi”diretto dal prof. Giuseppe Ruffino ha di recente  realizzato un ampio servizio sul recupero della chiesetta di San Cataldo con video-interviste di Franco Cascio all’archeologa della Sovrintendenza ai BB.AA,all’architetto Direttore dei Lavori per conto del GAL (Gruppo azione locale)Golfo di Castellammare e dell’Arciprete di Terrasini che da poco tempo ha preso il posto del partinicese don Raffaele Speciale.Qualche emittente locale di Partinico intervistò anche il Presidente della società GAL Golfo di Castellammare ( di cui abbiamo scritto nel precedente post) che si diffondeva nell’esaltare quella zona dove da millenni si è sempre riversato il fiume Nocella.Questa baia fu porto per lo sbarco di merci durante il periodo romano,merci che risalivano attraverso l’antica trazzera regia la quale si immetteva in quella che é la SS113 e negli anni 60/70,ma anche dopo seppur sporadicamente,servi’ per scaricare e trasportare le casse di  sigarette di contrabbando nella mani della mafia locale.Sulla collinetta sovrastante la chiesetta negli anni ’70 con gli amici del Gruppo studi e ricerche (Masetto Aiello,Giulio Bosco,Giuseppe Casarrubea,Jack Speciale,Tuccio Amato ed altri) raccogliemmo un miriade di reperti archeologici di cui fece tesoro Vittorio Giustolisi,un funzionario della Regione siciliana con una grande passione per l’archeologia scomparso nel 2012,per scrivere il suo  “Parthenicum e le aquae segestanae”.Nel 1975,proprio a ridosso dei ruderi della chiesetta, organizzammo un campeggio per i giovani comunisti di Partinico.
Il Nocella che per secoli si è riversato lento e limpido nel mare trasportando in tempi ormai lontani grossi ciotoli,custodendo anguille granci e urgiuna e sulle cui sponde cresceva il corbezzolo e vi nidificava il pendolino,una volta elemento caratterizzante la baia di S.Cataldo, è diventato dal 1975 in poi una vera cloaca.Una cloaca che sversa nel mare antistante milioni di metri cubi di materiale puzzolente ed inquinante devastando una intera zona.Ma vedi i casi della storia !Chi contribui’ ad impedire a quell’area di liberarsi dall’inquinamento oggi guida una società che si è assunta il compito di ricostruire quella chiesetta cercando di convincerci che il recupero di quel bene potrà rilanciare quella zona dal punto di vista turistico.Come se turismo,sporcizia,inquinamento invasivo,mancanza di viabilità si possano conciliare.I fatti che riguardano le ragione dell'inquinamento,comunque,sono noti a quanti non hanno memoria corta e a cui non sfuggono le vicende del nostro territorio e che mi sono incaricato di raccontare in un pamphlet pubblicato nel 1996 che sintetizzo.
1984: iniziamo nel luglio e in pochi una guerra senza quartiere nei confronti della distilleria Bertolino per gli effetti devastanti che la sua attività incomincia a provocare sul mare,sull’acqua e sull’aria.Nasce in quella lunga estate di lotta il “Comitato per il disinquinamento e riequilibrio del Golfo di Castellammare”.Nel 1986 11 Comuni della nostra zona (compresi S.Giuseppe Jato e S. Cipirrello) si costituiscono in Consorzio insieme alla Provincia regionale di Palermo.Il primo nel nostro territorio (ed anche l’ultimo)organismo associativo di enti locali con lo scopo di costruire uno strumento che avesse al centro del suo impegno il disinquinamento della costa che va da Cinisi a Balestrate passando per Partinico e Borgetto,Montelepre e Giardinello e la costruzione di un unico impianto di depurazione per i due citati Comuni dello Jato che,allora come oggi,scaricano i liquami nel fiume Jato che alimenta il Lago Poma .
Il Consorzio ottiene dalla Regione siciliana un finanziamento di 40 miliardi delle vecchie lire.Si elabora un progetto,si appaltano i lavori ad una impresa,la Termomeccanica s.p.a. una società partecipata con capitali statali.Ovvio l’interesse della mafia.C’è, forse,opera pubblica in Italia in cui la mafia non cerca di condizionarla con lo scopo di trarne il massimo profitto?Ovviamente l’impegno di ogni buon amministratore è quello di non consentire ai mafiosi di penetrare e condizionare e non certo di impedire la realizzazione delle opere.
Alle elezioni del 1994 vince Forza Italia ed elegge Presidente della Provincia l’on. Francesco Musotto.Nel 1996 viene arrestato ed é costretto a dimettersi mentre,intanto,il Consiglio di amministrazione del Consorzio nel 1993 aveva concluso il suo mandato e lo stesso organismo veniva commissariato.Proprio nel febbraio del 1996 il Commissario nominato dalla Regione riteneva che il Consorzio si dovesse sciogliere inventandosi INESISTENTI RAGIONI con l'accondiscendenza e il donnabondismo di tanti sindaci dei Comuni consorziati.A giugno viene eletto Presidente della Provincia chi oggi guida il GAL il quale piuttosto che approfondire la questione ritenne,insieme a personaggi della sua Giunta noti per una esasperata furia antimafiosa,di coinvolgere la magistratura.Si, perché la mafia…..
Appare superfluo dire che tutto,come era presumibile,finiva nel nulla ma,cosa grave,andavano persi definitivamente finanziamenti e progetto.Il risultato:nessuna opera venne piu’ realizzata,nessun depuratore costruito (quelli di Cinisi-Terrasini e San Cataldo e quello che doveva servire i due Comuni dello Jato )in aggiunta agli già esistenti ma bisognosi di ampliamenti e di interventi come Partinico,Trappeto e Balestrate mentre il  Nocella continua a scendere lento verso il mare ma le cui acque sono sempre piu’ luride,scomparsi ciotoli,anguille,granchi ed urgiuna e il pendolino non nidifica piu’.Scomparsi perfino i muletti che davano il nome alla Cala.La stessa fine,quella Giunta provinciale,riservo’ al progetto già finanziato per realizzare la direttrice Partinico-Corleone che avrebbe consentito alle popolazione dell’entroterra con la costruzione di un’ampia arteria di trasferirsi in 15 minuti da quei Comuni alla costa.Oggi quella strada è esattamente come era dalla fine della seconda guerra e raggiungere Corleone (o S.Cipirrello e S.Giuseppe Jato) diventa una impresa.E la Partinico-Corleone era uno degli obiettivi che si proposero alla fine degli anni ’70 i comunisti delle aree del partinicese e del corleonese che avevano elaborato un importante “Piano di sviluppo” delle due aree paradossalmente fatto fallire proprio da chi da quel Partito aveva ricevuto TUTTO.Certo,dissero,che  anche per la Partinico-Corleone le infiltrazioni,le interferenze,gli interessi e soprattutto la mafia….
Oggi si tenta di ricostruire la chiesetta di S.Cataldo,ci si attarda davanti ai microfoni parlando di sviluppo turistico.Cosa buona e giusta ma sicuramente tardiva,ipocrita,e poca cosa rispetto ai progetti di cui abbiamo detto, quelli si' capaci di rivoluzionare la vita del nostro territorio, 
Per concludere,ci permettiamo ricordare al giovane cronista Cascio ed anche all’attuale Arciprete di Terrasini che per ragioni diverse,e certamente anche per la loro giovane età,non possono averne conoscenza che:
-l’Arciprete di Terrasini,Raffaele Speciale,ebbe a dare l’incarico di progettazione (progetto in parte finanziato e realizzato) per il recupero della chiesetta di San Cataldo ,all’architetto cinisense Vincenzo Provenza ;
-il sindaco di Terrasini Carmelo Carrara aveva fatto finanziare e realizzare il progetto di di recupero e funzionalità della regia trazzera che dalla 113 porta direttamente alla chiesetta;
-la reggia trazzera,oggi,è sostanzialmente di nuovo dissestata e DI FATTO IN PARTE PRIVATIZZATA mentre nessuno spiega che fine abbia fatto il progetto Provenza .
Ed infine ci chiediamo: ma c’è una ragione che giustifichi l’esistenza di questo piccolo carrozzone denominato GAL che dovrebbe convincerci come lo sviluppo del turismo  ,e non solo,possa passare attraverso il restauro (cosa culturalmente anche opportuna) di un ponticello,di una chiesetta,di una fontana seppur araba o di un muretto a secco tirato su sul Furi,mentre un'ampia porzione di splendido territorio del partinicese é immersa nel degrado piu’ vergognoso e devastante ?
Toti Costanzo







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