lunedì 9 settembre 2013

E VITO D'AMICO FECE ASSUMERE IL FIGLIUOLO DA DONNANTONINA

Se gli anticomunisti “ncaccamuti” e quelli di più recente conversione avevano bisogno della prova regina per quanto da noi sostenuto e cioè che i governi Lo Biundo hanno da sempre  esaltato, ricercato, costruito il rapporto tra politica ed affari, sono stati serviti. La notizia non smentita, e dunque assai probabile veritiera, dell’assunzione del figlio dell’assessore Vito D’Amico da parte dell'industria Bertolino ne è una prova indiscutibile.E quando sull'ipotesi di delocalizzazione della distilleria in contrada Sant’Anna e di cui l’assessore e il Sindaco si facevano sperticati ed ovviamente assai interessati portavoce oltre che paladini e nel contempo anche scudieri, manifestavamo le nostre forti preoccupazioni e ne denunciavamo l’intreccio perverso sostenendo che ci si trovava davanti ad un ennesimo “affare” in cui la nostra industriale ha sempre manifestato eccellente maestria, siamo stati dileggiati in quanto“gelosi di D’Amico e Lo Biundo per non avere saputo fare da amministratori quel che costoro stavano realizzando”(sic!). Le dichiarazioni dei ruffiani, dei pennivendoli a diverso titolo del governo locale o quelle dei nostri due amministratori  si sprecavano dovendoci convincere della bontà dell’operazione “trasloco” che finalmente liberava la città dalla puzza. E le dichiarazioni invasero quotidianamente i telegiornali locali additando i  comunisti  al pubblico ludibrio e da mettere alla gogna in quanto erano sempre quelli “che si oppongono a tutto“, “che dicono sempre di no“, “che non hanno alcun progetto alternativo di sviluppo economico del nostro  territorio” . E simili, miserabili sciocchezze.
Ora non si capisce perché ci si straccia le vesti perché un genitore, ovviamente sbagliando in relazione all'incarico pubblico che ricopre, approfitti di questo suo status per piazzare il giovane figlio presso una industriale locale  con lo scopo di creargli un'occupazione e dunque un futuro da lavoratore. A nostro parere, proprio perché piazzato presso la Bertolino, costituisce il più significativo esempio del fallimento di Vito D’Amico quale uomo politico e amministratore comunale in quanto in questo ruolo avrebbe dovuto creare, ANCHE PER SUO FIGLIO, le condizioni per assicurare un futuro ai giovani disoccupati di Partinico. E liberarli a ogni condizionamento. Ma D’Amico, così come Lo Biundo, non avevano e mai hanno avuto capacità oltre che la volontà di creare nuovi  posti di lavoro se non a parole (Policentro docet) mentre, al contrario, hanno favorito gli interessi e gli affari di tanti che all’occasione - come è stato nelle recenti elezioni comunali - si sono anche dovuti trasformare in galoppini elettorali. E neppure di questo si parla come a voler nascondere "'u suli cu crivu". Dunque nel momento in cui l’amministratore si rivolge, o meglio s’inchina ai piedi dell’industriale delle vinacce per riceverne un tale favore, ha SANCITO SENZA APPELLO ALCUNO IL SUO FALLIMENTO POLITICO-AMMINISTRATIVO E QUELLO DELL’AMMINISTRAZIONE CUI APPARTIENE. Oltre a confermare che a Partinico il Re é nudo.
Se vuole, e se lo ritiene opportuno e  necessario dal punto di vista anche morale, D'Amico faccia un gesto conseguente . Una cosa, però,  è certa: l'assessore non può, a nostro avviso, mantenere la delega alla Polizia Municipale cioé guidare il “corpo”  che ha tra i suoi principali compiti istituzionali quello di controllare le eventuali illegalità dell’industriale delle vinacce o di altri operatori economici .
Ma perché non ci sentiamo di accanirci nei confronti di D’Amico per le sue paterne debolezze, chiedendone, ad  esempio le dimissioni da assessore della giunta Lo Biundo? Non certo per giustificato spirito umanitario o solidaristico quanto per la ragione che D’Amico è dentro un contenitore politico-amministrativo dove usare il proprio “potere” contrattuale per fini di utilità personale è la regola.
Infatti ci domandiamo, ad esempio, come mai NESSUNO nel tempo abbia voluto rilevare e denunciare pubblicamente (l’abbiamo fatto solo noi) un grave quanto scandaloso fatto, oltre che moralmente riprovevole più di quel che ha fatto D’Amico? Infatti il sig. Lo Biundo Salvatore, eletto per la prima volta sindaco di Partinico il 15 giugno del 2008, inviava nel settembre dello stesso anno (cioé dopo appena tre mesi dalla sua elezione) una richiesta di transito dal Comune di Borgetto, dove risulterebbe dipendente, alla SOCIETA' SERVIZI COMUNALI INTEGRATI DI CUI LO STESSO, NELLA QUALITA’ DI SINDACO ERA E LO E’ ANCORA MEMBRO DI DIRITTO DELL’ASSEMBLEA ED IL NOSTRO COMUNE DA QUESTI GOVERNATO, SOVVENZIONATORE DELLA SOCIETA' A FIOR DI MILIONI DI EURO L’ANNO.
Ovviamente le ragioni che spingevano Lo Biundo erano abbastanza chiare: un conto é percepire uno stipendio di lavoratore ex LSU in servizio presso il Comune di Borgetto, altra cosa é l'essere dipendente della Società servizi comunali integrati (quella che gestisce per l'ATO PA 1 il servizio della raccolta e smaltimento dei rifiuti) i cui dipendenti a diverso titolo godono di remunerati contratti di lavoro. Come a dire: “mancianni du tò mancianni e du tò saziatinni”.
Dunque perché dovremmo accanirci nei confronti di chi ha nell'occhio la pagliuzza quando il suo sodale superiore DENTRO L’OCCHIO, DA PIU’ DI CINQUE ANNI, HA CONFICCATO UNA ENORME TRAVE? E TUTTI, TRANNE I SOLITI COMUNISTI , COLPEVOLMENTE   MUTI . 

Toti Costanzo



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