lunedì 11 maggio 2009

GUAI A VOI SCRIBI E FARISEI...

Da quella che fu la sede di Radio Aut a Terrasini, il corteo parte ogni anno per arrivare alla casa di Peppino a Cinisi. Era il tratto che lui percorreva dopo avere animato la radio mezzo con il quale si poneva davanti alla mafia con la stessa determinazione con la quale ci si deve opporre a tutte le ingiustizie. Lotta chiara, dura, rigorosa, razionale, motivata. E la mafia di Cinisi, allora, si caratterizzava nel territorio per la sua brutalità, per la sua crudeltà al punto che i morti venivano buttati con disprezzo dentro ai pozzi sparsi in un territorio aspro come aspre erano le montagne del Furi. La vita di un uomo nemico della mafia, a Cinisi contava meno di quella di un animale allevato in quelle zone.
Davanti al corteo del 9 maggio 2009 gli “amici” di Peppino, quelli di sempre. E poi alcuni Sindaci con le fasce tricolore, simbolo del potere locale, delle Istituzioni che si inchinano al combattente che pagò con la vita la sua lucida, determinata razionalità antimafiosa. I Sindaci. Quali? Quello di Terrasini, quello di Cinisi ,quello di Gela e poi alcuni di Comuni del nord venuti a rendere omaggio non solo al combattente, al comunista, al rivoluzionario, ma a colui che voleva soltanto dimostrare come la mafia non fosse invincibile. Ma a rendere omaggio, soprattutto, al “cittadino” di Cinisi, Giuseppe Impastato, consigliere comunale eletto alle elezioni comunali del 1978 e, dunque, figlio di un popolo o, almeno di una sua parte sicuramente la migliore, che gli riconobbe la dignità di “rappresentante del popolo cinisense”. Si parlò, ai margini della manifestazione, anche di questo con il Sindaco di Cinisi, l’Avvocato Palazzolo che aveva partecipato in dissenso con la stragrande maggioranza del Consiglio comunale, ai funerali di Felicia Impastato indossando la fascia tricolore perché non ci fossero dubbi sulla sua presenza ed accompagnandola fino al cimitero. E perché non ci fossero dubbi sulle sue intenzioni di sindaco seriamente rappresentante della legalità, quest’anno dedicò a Peppino la Sala del Consiglio comunale. Peppino, era la sua opinione, con il suo impegno, con la sua stessa vita aveva affrancato quella città, quel territorio dalla vergogna di essere uno dei centri dove la mafia, l’illegalità, la sopraffazione imperavano, condizionavano gli stessi rappresentanti dello Stato, la stessa politica, intimorendo e “dettando legge”. Ed io sostenevo e sostengo che Peppino Impastato aveva reso Cinisi quale SANTUARIO CONCRETO DELL’ANTIMAFIA non parolaia, non ipocrita, non quella che a declinarla non costa niente e che quel lungo corteo, animato annualmente soprattutto dalla presenza del mondo giovanile, quello politicamente militante ma anche quello che vuole, chiede ,soltanto d’avere una società migliore altro non è se non una LUNGA E LAICA PROCESSIONE che esalta la ragione, i valori su cui si fonda la nostra Costituzione. Dunque i Sindaci espressione di democrazia e partecipando, con la loro fascia tricolore rendono omaggio ad un luogo che incarna TUTTE LE LIBERTA’. L’assenza dei Sindaci del territorio, da Partinico a Montelepre e Giardinello passando da Borgetto e poi per Trappeto e Balestrate è la dimostrazione di come alcuni personaggi eletti dal popolo, che lo dovrebbero rappresentare con onore e senza alcuna vergogna (compresi i loro lacché che parlano e sproloquiano nelle tivvù locali di mafia, antimafia, legalità ad ogni possibile, opportunistica occasione) altro non sono se non degli ipocriti, dei farisei dei veri e propri SEPOLCRI IMBIANCATI senza alcuna dignità, privi di coraggio, capaci di inchinarsi come ipocritamente fanno in tante occasioni non solo davanti ai potenti ma ai simboli religiosi mentre andrebbero cacciati dal tempio cosi’ come fece Gesù con loro più di duemila anni fa .
No, a Partinico chi governa la città non ha diritto di parlare di lotta alla mafia non avendo ancora ad oggi non solo il coraggio di onorare Peppino Impastato partecipando alla marcia del 9 maggio ma nemmeno di eseguire la volontà del Commissario straordinario dott. Bonura che accolse l’invito della nostra parte politica per intitolare non solo una via a coloro che furono trucidati dalla banda Giuliano il 22 Giugno del 1947, Giuseppe Casarrubea e Vincenzo Lo Iacono, ma il viale che porta al Liceo scientifico, a Peppino Impastato.

Toti Costanzo

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