domenica 31 maggio 2009

SI DOVREBBERO VERGOGNARE !

SI DOVREBBERO VERGOGNARE! Ho provato un forte moto di rabbia quando questa mattina con i compagni siamo arrivati dentro il Parco del Castellaccio. Un’area in stato di totale degrado ed abbandono, invasa dai rifiuti, con l’erba rinsecchita e pericolosa perché basta un mozzicone di sigaretta accesa e vanno in fumo anche quei pochi alberi che hanno avuto il coraggio e la forza di non volere morire. I viali impraticabili e coperti da rovi, la vasca dell'acqua un serbatoio di monnezza, topi e zecche che vi dimorano stabilmente, quegli atleti o anche gli appassionati del footing che lo frequentavano per sane corse e buone passeggiate, scomparsi . Tra gli alberi che resistono ancora il nostro ulivo che abbiamo piantumato il 25 aprile del 2007 dedicandolo a Peppino Impastato. Quell’ulivo, se è ancora vivo, lo deve alle nostre cure: con un "bidoncino" pieno d’acqua lo abbiamo alimentato durante le calde e lunghe estati del 2007 e 2008. Si è salvato grazie alla piovosa stagione invernale che ci siamo lasciati alle spalle. E mentre noi comunisti, in maniera soltanto simbolica e di denuncia, cercavamo di togliere una quantità minima di rifiuti e denunciare all’opinione pubblica la vergogna cui ci ha portato questa Amministrazione comunale (neppure Giordano e Motisi arrivarono a tanto!) il cinema Excelsior questa mattina si riempiva, oltre che di tanti curiosi e di lecchini professionisti anche dei comuni circonvicini, di tanti galoppini elettorali locali, accattoni e questuanti con la mano distesa, gente che ha cambiato partito politico così come si fa con i calzini, ex tromboni e trombati della prima Repubblica che una volta tuonavano contro il malcostume democristiano riducendosi, ora, per qualche posticino di lavoro o trasferimento a familiari, a piegare il capo e a non potere guardare negli occhi nessun onesto cittadino per la vergogna che li ha coperti. Ed erano ex comunisti, ex socialisti, ex democristiani, ex di tutto cioè saltimbanchi e varia umanità della prima e della seconda Repubblica. Sul palco, a fare da padroni di casa, venditori di fumo, dichiaranti a ruota libera del NULLA, apprendisti “saccunara”, parolai, sindaci che si vantano di avere “riesumato i beni monumentali ”. Lo Biundo a Tele Jato in una dichiarazione televisiva di Venerdì 29 e in coda al Convegno-propaganda elettorale-proAntinoro che si è tenuto al Palazzo dei Carmelitani sul turismo religioso, disse proprio così sconoscendo il significato del verbo "riesumare" che non ha nulla a che vedere con i nostri beni monumentali. Beni, però, che “altra politica” e non certo lui (e tra i protagonisti SEMPRE I COMUNISTI ma soltanto quelli che lo erano ieri E LO SONO ANCORA OGGI) ha strappato alla speculazione come é stato per il Parco del Castellaccio in primis costato anni di dure lotte e centinaia di milioni. O tanti altri sottratti all’incuria, al degrado, all’abbandono, all’oblio. E mentre Lo Biundo utilizzava a sproposito il termine "riesumare" (si, è proprio vero che ha riesumato qualcosa ma non i monumenti bensì alcuni “cadaveri” pseudo-politici anche della prima repubblica diventati putridi e che la storia della città ha condannato al silenzio eterno!), a chiedere il voto, dentro l’Excelsior, per gli uomini di un Partito che in Sicilia ha battuto tutti i record mondiali di immoralità, collusione con la mafia a diversi gradi e livelli, corruzione di coscienze, insieme a lui alcuni dei suoi Assessori reggicoda. Gente non spinta da un sano quanto giustificato orgoglio, dal desiderio comprensibile di costruire un futuro anche per sé ma soprattutto per gli altri, ma smaniosa di arrivare “costi quel che costi” seguendo scorciatoie e sentieri scoscesi lastricati, però, da inquinamento morale, volgari compromissioni, perdita della dignità . Il Parco del Castellaccio, il Parco del "Pino", il giardino contiguo all’attuale caserma dei Carabinieri, l’area antistante il Cimitero, quella della terza zona PEEP occupata abusivamente (abusivamente, non é vero consigliere Prussiano!) il casale Bellaroto, i locali dell’ex ECA, il Palchetto della musica, la fontana di Valguarnera, l'area della piscina comunale, l'autostazione di via Montelepre, la grande area dell'ex discarica di Linate di Valguarnera, l'area destinata a parcheggio dal piano di Lottizzazione n. 6 (accanto l'Ospedale), le aree annesse al Villaggio Luna di via Mattarella, il parcheggio accanto la Pretura, il maxiparcheggio accanto lo stadio, l'area annessa alla scuola di Mirto e tanti altri spazi e beni sono ancora lasciati al degrado e all’abbandono. E di questo che vi dovete occupare e non certo delle cose che avete ereditato e che con voi non hanno alcuna speranza di sopravvivenza, alcun futuro. E dovete parlarci delle periferie, dei sentieri, delle trazzere, di sapere dove viene sepolto l'amianto dismesso della nostra città perché si tratta di tonnellate di materiale pericolosissimo. Di questo e non di altro dovete parlare.
Vogliamo fare una precisa proposta ai Dirigenti scolastici di Partinico, la maggior parte dei quali impegnati in progetti educativi molto seri anche se qualcuna propende per "ballitti e corsi di formazione per apprendiste veline": con quel che abbiamo prima elencato costruiamo un itinerario da fare percorrere una volta l'anno ai nostri scolari e agli studenti perché abbiano, “de visu”, la possibilità di comprendere a cosa si è ridotta, con costoro, “la politica” di casa nostra.

Toti Costanzo

mercoledì 27 maggio 2009

AVVOCATO PALAZZOLO, 'U FUIRI E' VRIOGNA MA E' SARVAMENTU DI....

Devo ammettere che una delle caratteristiche assolutamente positive che aveva sempre manifestato l’avvocato Giacomo Palazzolo, Presidente del Consiglio di Amministrazione dell’ATO Rifiuti del quale fa parte la nostra città, era di un certo faire play anche quando veniva fortemente criticato nella qualità, ovviamente, di amministratore di una azienda come quella costruita con il contributo dei 12 Comuni tra cui Partinico. Tutto questo fino ad oggi, cioè fino a quando non ha rilasciato un'intervista a Tele Occidente di cui dirò nel prosieguo. L’Avvocato Palazzolo è stato criticato sempre (da noi sicuramente) per il suo ruolo di amministratore e non certo come persona e meno che mai come professionista. Criticato, allora, anche da chi? Dai cittadini messi di fronte ad un mediocre servizio; dagli stessi quali contribuenti per la forte lievitazione della tariffa di cui, certamente, lui non è responsabile ma nel nostro caso lo è il Sindaco Lo Biundo; criticato dall'emittenza locale, e in specie da Tele Jato, che ha dato voce, appunto, ai cittadini contribuenti; ed infine dalla ”politica” di opposizione (ma anche da qualche voce di "maggioranza") perché ha, dall’inizio di questa avventura gestionale, definito “carrozzone” la società che a lui è stata affidata dai Sindaci dei Comuni che oggi piangono lacrime di coccodrillo in quanto si è dimostrato, e non certo e comunque non solo per la scarsa capacità di gestione che hanno gli amministratori ATO, che era meglio quando la gestione avveniva direttamente attraverso il servizio dei singoli Comuni. L’avvocato Palazzolo è stato ed è fortemente avversato dal mio Partito, Rifondazione Comunista, non certo per pregiudizio nei confronti della sua persona ma nella qualità di amministratore di una società a capitale pubblico che la legge vuole sotto il controllo delle comunità locali che la alimentano con i contributi versati o da versare e che dimostra in maniera INEQUIVOCABILE come l’amministrazione, attraverso gli ATO, sia ancora più scadente rispetto alla gestione dei singoli Comuni seppur quella non si poteva, di certo, definire "una gestione eccellente". Non a caso, ad esempio, oggi si manifesta forte la critica di alcuni di questi Sindaci che versano regolarmente le quote all’Ato (Giardinello e Trappeto in particolare) ma non ricevono la qualità del servizio sperato e non a caso quello di Carini si fece promotore, recentemente, di una eclatante iniziativa e cioè diventare giornalista-accusatore evidenziando le disfunzioni della società nella raccolta dei rifiuti. Si comprese, però il giorno dopo, che si trattava di una “sceneggiata propagandistica” che rientrò non appena Palazzolo relazionò, di corsa, al Consiglio e all’Amministrazione carinese o per qualche forte imput a rientrare nei ranghi che gli veniva da Palermo. E poi noi lo critichiamo perché FIN DA SUBITO, cioè fin dal suo insediamento quale Presidente del CdA, non volle mai rispondere alle interrogazioni del mio Partito, alle sollecitazioni che gli venivano attraverso il nostro mensile “SALA ROSSA”, su alcune questioni di fondo che andavano dalla conoscenza degli organigrammi, ai criteri di assunzione del personale, agli esperti e consulenti, ai mezzi di cui si disponeva, ai criteri di trasferimento del personale dai Comuni all’ATO, dagli stipendi e indennità. Cioé l’Avvocato Palazzolo nella qualità di Amministratore ha ritenuto di potere ovviare ad un suo dovere che era ed è quello di rispondere PUNTUALMENTE a tutte le richieste di informazioni che provenivano, come si suole dire “dal basso” delle istituzioni, quelle comunali, ritenendo di rispondere non ai Sindaci o ai Consiglieri comunali, ai Partiti che ne facevano richiesta ma ai referenti politici palermitani che avevano nelle mani Forza Italia, oggi PdL, e che a quei Sindaci hanno imposto quali amministratori non solo il suo nome ma quello dell’ex Sindaco di Terrasini e di un ex consigliere provinciale democristiano di Capaci. L’Avvocato Palazzolo, a mio modesto avviso, pensava d’avere ricevuto in dono “una macchina del potere” da guidare a suo piacimento, al punto che ha voluto mancare ad un suo preciso obbligo e cioè di pensare di rispondere tutte le volte che ciò gli veniva richiesto per dare ai consessi democratici, così come anche ai singoli, SODDISFAZIONE che altro non è se non IL DIRITTO AD ESSERE PUNTUALMENTE INFORMATI considerato che amministra i soldi delle collettività e non certo i suoi .
Dunque l’Avvocato oggi, anno domini 27 maggio 2009, all'intervistatrice dell’emittente locale Tele Occidente, ed in coda ad un incontro con i rappresentanti dei Comuni aderenti all'ATO, nella fase conclusiva di un suo intervento iniziato pacatamente se ne andò in escandescenza, gridò (supergiù) che lui non ha mai rubato una lira e che se a qualcuno dubitava della sua onestà avrebbe dovuto denunciarlo. E fin qui, come soliamo dire, “vacci”. Poi perse la bussola, tirò tre passi indietro e urlando con le braccia al cielo e contro quanti definiscono “carrozzone” la Società che lui guida, disse: ”Non ne posso più, non ne posso più, di sentire dire che l’Ato è un carrozzone. Non ne posso più”. Ovviamente trattasi di una forte caduta di stile che mi permetto di giustificare in quanto ho messo insieme alcuni elementi a suo favore: i rifiuti che in questi giorni si sono accumulati come non mai; la forte tensione nervosa provocata dal caldo e dalle critiche spietate dei suoi stessi elettori, cioè i Sindaci i quali oggi, pur di salvarsi dalle critiche dei cittadini che protestano, gli addossano tutte le responsabilità (“a iddu, a iddu ca è cani arraggiatu“ si dice dalle nostre parti); il mal funzionamento della macchiana; le discariche che non si aprono; la Regione che ha chiuso la borsa; i Comuni che non sempre e non tutti pagano; ed infine gli operai che dietro la sua porta protestano richiedendo, giustamente, paghe e sicurezza del loro lavoro. Si potrebbe consigliare, a questo punto, con tutto rispetto e perché non gli vogliamo certamente male: ”Avvocatu, attintassi ‘a nuatri: ‘u fuiri è vriogna ma è sarvamentu di vita.”

Toti Costanzo

lunedì 25 maggio 2009

'U CARRITTEDDU A DDU ROTI DI RAFFAELI

Sono le 12,30 di giorno 25 maggio del 2009. Attorno al lungo tavolo da lavoro, era riunita la Band di Sal. Commentavano con allegria mista a soddisfazione quanto accaduto qualche sera precedente in un rinomato locale chiamato “Ammucciati ca’ ti viu” posto sulle alture di una ripida collinetta e con assidua frequenza da loro visitato. In un tripudio di “olé” e “Antonello sei tutti noi" quella sera, c’erano tutti: la band quasi al completo, 'u ruggiaru, Nntria non più picconatore ma “silenziatore”, una ventina di zuini e una serie di ex. Ex socialisti, ex finci comunisti, ex diccì e poi quelli della POLICENTRO DA(mminni-UN(amm)IA versione riveduta alla partinocota in attesa dello iemi. E poi c’era lui, Antonello, splendido con l’aureola lucente, il sorriso da pubblicità patinata, le tasche che traboccavano di “pezzi” e con in mano una lucente cornucopia dalla quale in abbondanza si riversavano frutti e fiori. Tripudio.
Ma alle 12,32 entra trafelato, e con la voce rotta dalla commozione, uno dei 30 zuini e porta la notizia ferale: Raffaele li ha mandati tutti a casa. Fu chiesto: compreso Antonello? Compreso Antonello. Sgomento. Volti cerei, lacrime che iniziano a scivolare sul volto come nella pubblicità elettorale di Rifondazione Comunista: un volto di donna cui scorre lacrima in continua abbondanza mentre si rendono evidenti tutti i mali del mondo. Come se spinti da una forza divina, e dunque superiore e alla quale obbedire, si disposero intorno alla timéle, l’ara che Sal in qualità di “risponditore” ossia di primo attore (in greco ipocrités) volle che fosse costruita fin dal suo insediamento e che rappresentava un altare. In tal maniera si formava, quasi inconsapevolmente, un circolo che altro non é se non un vero e proprio Coro. Era la TRAGEDIA e loro divenivano inconsapevoli coreuti.
Alle 13,00 circa l’acqua scorreva come un fiume in piena da sotto il possente portone in ferro e vetro, repentinamente chiuso al pubblico e che volle Gigia con il restauro del Palazzo. Acqua di colore giallastro che dava l’impressione d’essere qualcosa d’altro, qualcosa di molto conosciuto e che le “grarette” non riuscivano a smaltire. Mancava, però, il classico odore di ammoniaca. Scartata l’ipotesi “pipì” si pensò subito a prove effettuate dall’APS (acqua potabili siciliane ovverossia Ammia Putiti Su… nel senso che l’acqua ormai è mia, me la sono fottuta io e ve la farò pagare a sangue di papa!) che iniziava le “prove quantità” direttamente dalla stanza di Sal.
Acqua “a rumpiri”, dunque, usciva da sotto il portone accompagnata da lancinanti quanto prolungati lamenti che si facevano sempre più penetranti simili a veri e propri ululati. Come in altra occasione da noi descritta, chiamati questa volta da Pinuzzu tiggei, si precipitarono per primi Rocco e i suoi fratelli. Subito dopo Gianpiccolo con mezzo a sirene spiegate. Arrivò, come sempre lo zio Crispi con “runca” in mano e come si suole dire “’un sapennu né leggiri né scriviri”, nella eventualità di difendere il pargolo. Grida, urla, scrusciu assordante. Dovettero penetrare nella stanza di Sal sempre attraverso quel passaggio segreto usato ai tempi della “biondina”. La scena che si presentò strappò le lacrime anche a loro, uomini rotti a tutto in ragione del ruolo professionale che svolgono: Bart disteso a terra in tutta la sua lunghezza si rotolava su se stesso, rantolando, tirandosi i capelli, battendo i talloni ed imprecando in una lingua sconosciuta, fuori di sé come un invasato. Partiva dalla parete est della stanza degli specchi per arrivare a toccare, sempre rotolando, la parete ovest e fare ritorno al punto di partenza per poi ricominciare in un rotolamento senza fine come il pendolo di Foucault. Nardo gli dava il via e con il fido cronometro in mano registrava il tempo di realizzazione. Con un pennarello rosso scriveva sulla parte sud il numero dei rotolamenti effettuati da Bart in un minuto, e da punta a punta accompagnando, però, il tutto con versamento di lacrime e gemendo pure lui come un vitello orfano. Tanineddu, figlio di bonadonna, era uscito da poco prima che la notizia si diffondesse. Dicono i malevoli che Totò l’aveva avvertito in tempo per dargli la possibilità di fuga e raccolto il gruppo al quale appartiene e con Vituzzu in testa, gidavano in coro ritmato: ”Antoné, ti futtivi, ti futtivi, palummedda!” rivolto, ovviamente, all’Assessore regionale sonoramente cacciato da Raf. Antonella appena vide il papà gli si lanciò ricercando, come era prevedibile, nelle ampie braccia paterne protezione e sicurezza maldicendo il giorno in cui ebbe a dire “Si”. Cioè Si al suo ingresso nel Coro. Jhonny aveva recuperato un contenitore di plastica di ampie proporzioni e gareggiava con Vito, che ne disponeva di uno anche lui, a chi riusciva a riempirlo di lacrime per primo, versarlo, per poi ricominciare. Ancora una volta mancava all’appello Katy. Al solito Rocco e Gianpiccolo alzarono lo sguardo verso il soffitto e questa volta non la ritrovarono appollaiata e attaccata al lampadario ma era “levitata” restando sospesa come quando gli astronauti “galleggiano” per mancanza di gravità. Vagava da un punto all’altro del soffitto come un palloncino. Vagava alla stessa maniera di come vaga nel gestire le sue deleghe. Sulla scena calò il sipario mentre Bart gridava con un filo di voce rimastagli : “S’affumau, s’affamau!”. Svaniva, intendeva dire il tapino, l’estate partinicese pagata lo scorso anno dal “magnifico magnate” alla faccia di noi contribuenti. In un SMS anonimo che potè leggere qualche ora dopo c'era scritto: "Caro Bart, stannu t'attacchi 'o trammi".

Sala Rossa

domenica 24 maggio 2009

SE LO BIUNDO AVESSE AVUTO IL PROF. NUNZIATA...

Se Salvo Lo Biundo avesse frequentato il Liceo classico di Partinico, con assoluta certezza data la sua età, sarebbe stato un mio alunno. Molto probabilmente gli avrei insegnato, senza presunzione alcuna, non solo la conoscenza delle tecniche per l’esercizio delle attività sportive più diffuse insieme alla storia dell’educazione fisica, alla conoscenza dell’anatomia e fisiologia, ma la sostanza dell’essenza della riforma Gentile e sicuramente avremmo discusso di mafia, antimafia, legalità, storia della nostra città, lo sciopero alla rovescia, le lotte per la diga sullo Jato, libertà dell’etere, democrazia e rispetto del lavoro, banditismo, stragi del ’47 ed altro ancora. E se fosse stato fortunato, scolasticamente parlando come lo fui quale studente del Ginnasio, e cioè quella d’avere avuto un docente di Lettere quale io ebbi la fortuna di avere, tal professore Nunziata che era anche carinese oltre che sacerdote e soprattutto un’autorità nel latino ed anche nel greco, avrebbe avuto la possibilità d’incominciare il suo anno scolastico come lo iniziavamo noi studenti d'allora e cioé con lo studio del vocabolario. Il prof. Nunziata, infatti, all’inizio dell’anno, portava in classe un vocabolario, si sceglieva una parola, se ne imparava il significato approfondendolo per cui, col tempo, era difficile utilizzare una parola con un significato assegnandogliene un altro. Dunque se Lo Biundo fosse stato alunno del prof.Nunziata saprebbe, di sicuro, che se la Cantina borbonica ha necessità di reperire risorse per il suo automantenimento, bisogna utilizzare il termine di "UTOFINANZIARE" e non, come ebbe a dire in una intervista dei Mercoledì 20 u.s. su T.J. "AUTOCONVENZIONARE". E saprebbe con assoluta certezza il significato di “DELOCALIZZAZIONE “ (cioé trasferire una cosa da un posto ad un altro) riferito all’industria Bertolino mentre lui è convinto che delocalizzare significhi ”CREARE UNA NUOVA INDUSTRIA IN UN ALTRO LUOGO”. Tant’é che ha, a quanto da lui stesso dichiarato, incontrato l’industriale e le ha proposto un’area supergiù nella zona di Valguarnera sulla quale realizzare un NUOVO impianto senza, però, eliminare l’esistente. Ora, se Pino Maniaci, in questi ultimi tempi non fosse un poco distratto dalle innumerevoli, stressanti conferenze cui partecipa, gli avrebbe sicuramente chiesto come e quando ha incontrato la Bertolino e perché le ha proposto di realizzare una nuova struttura industriale in una nuova area senza annullare l'esistente ed in più le ragioni per cui NON SOLLEVA, RENDENDOLO PIU’ EVIDENTE, IL COLLETTORE DI SCARICO CHE PORTA I REFLUI DELLA DISTILLERIA DENTRO IL TORRENTE PUDDASTRI perché sia visibile, leggibile da parte di tutti. E gli chiederebbe se l’industria si approvvigiona ancora con l’acqua dell’invaso Poma così come decise illegittimamente l'onorevole Cuffaro quand'era ancora Presidente della Regione siciliana mentre ha l’obbligo, per legge, di avere fonti autonome per l'esercizio della sua attività lavorativa. E gli spiegherebbe che per controllare la Bertolino non sono necessari "i miei avvocati" come ebbe a dichiarare al Giornale di Sicilia subito dopo la sentenza di prescrizione, ma di tecnici, di esperti, di professionisti capaci di "leggere" il sistema di lavorazione della distilleria. Perché con gli "Avvocati" si fanno le cause e non certo il controllo degli impianti industriali.
Ma il prof. Nunziata a Lo Biundo avrebbe anche insegnato IN MANIERA INDISCUTIBILE E RIGOROSA il significato di LEGALITA’, MAFIA, LEGGI, REGOLE, REGOLAMENTI DA RISPETTARE, DI RISORSE DA NON SPRECARE, DI CLIENTELA DA NON ESERCITARE, DI SOSTEGNO DA NON DARE AD INQUISITI PER SCAMBIO DI VOTI CON I MAFIOSI E SOPRATTUTTO GLI AVREBBE INSEGNATO AD AVERE IL PUDORE DI NON RENDERE PUBBLICHE LE SUE REFERENZIALI DEBOLEZZE E DAVANTI AD UN PROCURATORE DELLA REPUBBLICA IN VISITA DI CORTESIA ALLA NOSTRA CITTA’. Perché, a quanto mi è stato riferito, durante la recente iniziativa dell’Osservatorio per lo sviluppo e la legalità proprio dentro la Cantina e davanti il Procuratore aggiunto De Francisci e ad un folto pubblico, così si è espresso, difendendo l’onorevole Antinoro e METTENDO IN DISCUSSIONE LA STESSA DIGNITA’ E AUTORITA' DEL RUOLO ISTITUZIONALE CHE RICOPRE. E gli avrebbe anche insegnato che i suoi supporter non possono e non debbono intimorire i giovani che per Antinoro non intendono votare, che non ci si reca presso le famiglie private portandosi appresso i bolli del Comune per firmare, nelle dimore private, atti pubblici, che non si chiamano i consiglieri comunali della maggioranza a raccolta prima di dare inizio al dibattito col Presidente del Consiglio di Amministrazione dell’ATO Rifiuti per non metterlo in difficoltà perché “l’Avvocato è dalla nostra parte“ cioè disponibile a tenere in considerazione tutto ciò che è possibile considerare mentre le montagne di rifiuti stanno per toccare i soffitti delle abitazioni, che non si può nominare il Segretario comunale quale Ragioniere Generale in quanto reato ascrivibile ad abuso di potere, che non si possono utilizzare ancora ad oggi i locali dell’ex parcheggio quale “munnizzaru”, che non si possono assumere Comandanti della Polizia Municipale se dentro la macchina si dispone delle figure necessarie!
E non si possono, caro Sindaco, tante e tante altre cose che oggi ti voglio risparmiare.
Toti Costanzo

venerdì 22 maggio 2009

LI CHIAMAVANO "ARROBBA ADDUZZI"

"Arrobba adduzzi": cioé ladro di piccoli polli. L’appellativo veniva affibbiato, con palese disprezzo, a tutti quei poveracci che - dall’inizio del secolo scorso fino ai bagliori degli anni ’60 quando si poi si manifestò il cosidetto “miracolo economico” - solevano, per vivere, rubare quel che capitava loro sotto mano. E siamo in un'epoca in cui la stragrande maggioranza delle nostre famiglie “arrunzavanu pitittu” a mai finire. E gli "arrobba adduzzi" altro non erano se non disoccupati, braccianti agricoli e manovali molti dei quali, però, non avendo un lavoro e non possedendo neppure un fazzoletto di terra su cui potere coltivare quel che si poteva, erano costretti a vivere, appunto, anche di ruberie. Raccoglievano erbe spontanee ma commestibili facendo anche incursioni nei fondi dei piccoli o medi proprietari e rastrellando quel che capitava alla bisogna sottomano: broccoli, smuzzatura, lattughe, finocchi e quant’altro. Ora si deve sapere che durante quei decenni cui si è fatto riferimento, di norma e per la stragrande parte della popolazione, “u pitittu facia acitu” e quindi l’arte di arrangiarsi rappresentava un imperativo categorico per cui non c’era famiglia contadina, ad esempio, che non allevava in casa o in piccoli appezzamenti di terreno, uno stuolo di galline che procuravano, ovviamente, uova e all'occasione anche buona carne. E le uova e la carne delle galline, come storicamente è assodato, costituivano una notevole risorsa alimentare ed un buon integrativo. Ma le galline, o i galli, per diventare tali dovevano passare attraverso due fasi: la prima quella di pulcini (che venivano portati alla luce perché “scuvati”) e poi, la seconda, cioè diventare pollastre o, se maschi e prima che diventassero galli, passare attraverso la fase dell’essere “adduzzi” cioè galli piccoli. Raccontavano i nostri anziani che le galline le quali, però, erano “scacate” nel senso che le loro ovaie si erano esaurite e dunque non producevano più uova, venivano sacrificate con la classica “stiratina di coddu", spennate e finivano in pentola per la gioia della numerosa prole che celebrava, quello, come giorno di gran festa. Il brodo della gallina, poi, era un vero e proprio balsamo con il quale, in caso di malattia, si ristoravano gli ammalati. Dunque la gallina costituiva una risorsa importante per le famiglie, le pollastre venivano allevate perché diventassero galline e “i adduzzi” avevano il ruolo fondamentale, una volta diventati galli, di fecondare le galline. E, quindi, “’u adduzzu” rappresentava, nella filiera, un elemento importante ed indispensabile per chiudere il ciclo della produzione. Se “u adduzzu” non diventava gallo, allora erano guai nel senso che mancavano questi e senza galli niente fecondazione e, quindi, niente uova. In definitiva si può dire che rubare una gallina o una pollastra era cosa disdicevole ma limitativa del danno, ma rubare “’u adduzzu” era deplorevole e quasi da criminali. I poveracci, dunque, che rubavano una gallina trovavano una certa giustificazione ed anche comprensione ma se rubavano “u adduzzu” allora, per loro, erano guai e il marchio restava indelebile al punto che si portavano appresso, e per sempre, la nomea appunto di “arrobba adduzzi".
Fu all’inizio degli anni ’60 che, durante una competizione elettorale per eleggere i deputati della Regione, si presentò quale candidato anche un partinicese il quale, però, si era da tempo stabilito a Palermo dove ricopriva un importante incarico presso un ufficio della Regione siciliana. Si candidò nell’antico ma ora estinto Partito Liberale ma raccolse pochissimi voti anche se, all’epoca, quel Partito era al Governo del Paese, dunque elettoralmente potente e diffuso sul piano organizzativo-territoriale soprattutto a Partinico e nei Comuni viciniori. A Terrasini, ad esempio, spopolava il liberale avvocato Palazzolo inteso "picuredda". No, nessuna parentela con l’attuale Presidente dell’ATO rifiuti, che è anche avvocato, ma di Montelepre. Ci si domandò: perché un partinicese, per di più funzionario regionale e dunque capace di esercitare un certo potere, ebbe così pochi consensi? “‘U ciuciuliu” del flop elettorale si diffuse subito dopo le elezioni ed a scrutinio ultimato specialmente nel luogo abilitato all’incontro, allo scontro, al confronto, alla discussione, alla verifica, alle valutazioni e cioè nella nostra Piazza Duomo. La risposta all'interrogativo fu: “Ma voi lo sapete come è “ntisu” quel candidato? Lo chiamano “arrobba adduzzi “ cioè uno che proviene da una famiglia che all’epoca del “fascio” soleva razziare nei pollai rubando, soprattutto, “adduzzi” cioè galletti dalle tenerissime carni e dunque famiglia poco stimata per cui se lo mandi alla Regione quale deputato quello “si mangia” pure i chiodi “.
E’ trascorso quasi mezzo secolo da allora. Ora le cose della "politica" non sono di molto cambiate anche se c'é qualche variante di fondo. Se tu eleggi, ad esempio, quali amministratori questi nostri rampolli locali, costoro immediatamente e con disinvoltura anche se, simbolicamente parlando, la prima cosa che fanno é quella di metterti le mani nelle tasche fino a raschiarle con tasse e balzelli. Cioé arraffano tutti "i aduzzi chi ponnu" e dunque, di conseguenza, potrebbero anche essere definiti quali "arrobba adduzzi di professione". Ora, tu gli puoi anche affibbiare "'a nciuria" ma tuttavia é certa una cosa: che non finiranno mai, elettoralmente parlando, come quel partinicese liberale degli anni '60. Al contrario, paradossalmente, più adduzzi arrobbanu e meno vengono penalizzati. Più adduzzi arrobbanu e più arrivano a loro, come si suole dire, i voti "a broru". D'altronde non si dice che il brodo delle galline é balsamico anche per gli ammalati? E se é balsamico quello della galline pensa tu come lo può essere per "i Nostri" il brodo "di adduzzi!"

Sala Rossa

martedì 19 maggio 2009

E BART SENTI' "SCRUSCIU DI CATINI"

“La fascia, dov’è la fascia? Ma lo capisci che sono in ritardo e che se non la trovo subito vi é il rischio che altri prendano il mio posto perché non aspettano che un mio passo falso?“.
La fascia tricolore che si completava con lunghi fili dorati simbolo dell’opulenza collegata al potere, arrivò e il suo viso corrucciato fu attraversato da un’onda di commozione che lo distese appianando le piccole rughe che erano già comparse sintomo di difficoltà, affanno, timore. Sorrise compiaciuto. Sorrise e l’accarezzò, la fascia, come quando la mano a palma aperta sfiora, con un brivido, la pelle vellutata di una donzella compiacente e una onda di piacere si diffonde partendo dal "chicchiriddu" per arrivare alla punta dell’alluce. Una volta quel brivido si chiamava “brivido blu” e rappresentava il mistero del “si vede e non si vede” o meglio, "t'aiu o nun taiu". Lui si trasferì nella già precedentemente citata viriginea stanzetta, luogo di sogni, speranze, illusioni, delusioni, disillusioni, ebbrezza. E lì, davanti l’antico specchio iniziò la vestizione con garbo, con delicatezza, con quel centellinato godimento che si prova soltanto subito dopo una sferzata di acqua calda che ti arriva sul corpo nudo durante una doccia benefica o uno sconquassante orgasmo “a beddu cori”. La indossò con delicata attenzione girandosi e rigirandosi come fanno i pavoni e al posto della ruota sollevò la gamba destra, la piegò fino a quasi 90 gradi portandola all’altezza del bacino. Una contorsione che riesce soltanto a coloro i quali, allenati alle arti circensi, vi si cimentano fin dalla tenera età . “Mamma” – esclamò - perché mi hai fatto così bello?” E si senti Napoleone. Ma che dico? Si sentì Enrico VIII. E si sentì, poi, Carlo Magno e ancora Cesare Augusto ed infine Nerone. Tirò fuori da sotto il lettino una corona d'alloro ed una “lira” sfiorandone le corde con delicata attenzione e quasi venerazione. Uscirono suoni celestiali e iniziò a cantare, imitando il verso del merlo in amore: "chiuchiuchiuchiù, chiuchiuchiuù, chiuchiucchiù”. Si accasciò, infine, prostrato e madido di sudore ma soddisfatto. Uscì dalla dimora, arrivò in tempo. Il corteo stava per prendere il via. A pochi metri dalla prima fila si intravide Nardo che aveva, il giorno prima, cavalcato accanto ad Anita al canto di “Garibaldi, fu ferito...” fino ad arrivare a piazza Monumento ai Caduti dove il trombettiere suonò, per lui (ma anche per gli altri), il “Silenzio”, quello che quanto prima scenderà sulla band di Sal Le Blond. Nardo aveva già tirato la sua fascia e stava per indossarla, prendere il posto davanti la fila, quando con un salto acrobatico, accompagnato da un tuffo carpiato (si tratta di un esercizio da lui sempre eseguito con inimmaginabili risultati) Bart rimbalzò e arrivò per primo davanti a tutti mentre la banda musicale intonava “Il 13 maggio apparve Maria….”. Il corteo religioso partì, attraversò la città. Lui guardava i cittadini e si inchinava e più i cittadini rispondevano al saluto e più lui s’inchinava. E ad un tratto ebbe la visione che capita soltanto agli eletti. Vide un tronco d’albero frondoso apparire davanti ai suoi occhi avvolto da una nuvola. Una musica celestiale, che solo lui poteva sentire, lo avvolse mentre si materializzava la figura eterea di Sant’Antonello ma che aveva, stranamente, il volto assorto e pensieroso. L’occhio si posò sui polsi. Vide le catene, sentì “scrusciu” e gridò: ”Signore perdona loro perché non sanno quel che fanno”. Si inginocchiò, pronunciò parole incomprensibili. Fu, con urgenza, chiamato Totino e il 118. Sotto controllo, come al solito, per almeno cinque giorni di degenza, riposo assoluto, e guardato a vista dal misericordioso amico di sempre.

Sala Rossa

domenica 17 maggio 2009

LE GIGANTOGRAFIE "ANTINORIANE" DI BARTOLO PARRINO

Debbo fare una premessa doverosa: avevo scritto nel recente post dal titolo “Sconcezze ovverossia cose indecenti” che l’Assessore regionale Antinoro era stato candidato dal suo Partito come “chiamaquagghi” cioè portatore di voti alla Lista in quanto appariva a tutti abbastanza evidente che, se eletto, non sarebbe mai andato a Bruxelles. Il posto di Assessore regionale, e per tante, ovvie ragioni val più di uno scranno nell'anonimo e lontano Parlamento europeo. Ritiro tutto e alla luce di quel che è avvenuto, e cioè l’avviso di garanzia a lui inviato dalla magistratura per voto di scambio con la mafia, ora sono assai sicuro che Antinoro farà il possibile per una sua eventuale elezione che lo metterebbe al riparo da eventuali conseguenze in quanto con l’elezione, appunto, si gode dell’immunità parlamentare.
Detto questo entro nel merito della questione che intendevo affrontare. Ieri pomeriggio si era appena conclusa la proiezione del DVD allegato al libro presentato nei locali della Cantina Borbonica sulla vita della giovane giornalista catanese, Maria Grazia Cutuli, massacrata a Kabul, quando il compagno Giacomo Minore mi telefona per informarmi che sui balconi della nostra Sezione in Corso dei Mille l’Assessore Bartolo Parrino aveva fatto affiggere due grossi e costosi manifesti con l’immagine accattivante, occhio furbillo come direbbe un mio amico ex professore genitore di un attuale consigliere, dell’onorevole Antonello Antinoro e l’invito a votare per lui. Ora, se i manifesti fossero stati affissi PRIMA che la stampa avesse dato notizia, ovviamente con notevole ma giustificato clamore, dell’avviso di garanzia all’Assessore regionale ne avremmo avuto anche una certa comprensione. Il fatto è che l’Assessore Parrino i manifesti-gigante li ha fatti affiggere DOPO, cioè a notizia diffusa quando il buon senso ed anche il buon gusto dovevano fare da argine ed impedire questi eccessivi conati di affettuoso quanto , a mio modesto parere, sostegno indiscutibilmente interessato oltre che di scandalosa adesione ed appiattimento, di ricercata e goduriosa quanto masochistica subordinazione . Libero, ad ogni buon conto ciascuno di noi ,di agire come vuole anche se di questo l’Assessore Parrino ,politicamente, ne dovrà rispondere innanzitutto ai suoi elettori e poi anche alla città.
A presentare il libro il solito effervescente , quanto colorito Pino Maniaci, la giornalista Laura Battaglia che il libro ha contribuito a scrivere e ,infine, il dott. Gioacchino Genchi noto all’opinione pubblica nazionale ma anche internazionale per la vicende delle intercettazioni telefoniche essendo lui un notevole esperto della Polizia di Stato di cui è funzionario anche se inviso a tutti coloro che della politica ne fanno un esercizio disgustoso e indecoroso. Accanto a loro, come di prammatica in queste occasioni ,Bartolo Parrino nella qualità di Assessore alle attività culturali. Il dott. Genchi ,che a mio avviso é stato eccessivamente severo nella sua esposizione nei confronti della "Sinistra", ovviamente non conosce le vicende della nostra città, e soprattutto uomini e cose , e dunque nel suo interessantissimo intervento ebbe modo di manifestare,nelle pieghe, compiacimento “perché la vostra città ha una Amministrazione comunale molto giovane che sostiene queste iniziative che vanno nella direzione di sconfiggere la mafia e ciò che attorno ad essa si muove” .Genchi parlò della sua vicenda professionale, del dott. Calipari che fu responsabile dei servizi segreti in Afghanistan e poi ucciso dagli americani per proteggere la giornalista Sgrena, ma anche del rapporto tra mafia e politica pronunciando parole di gratitudine anche per l’Assessore presente il quale ,ovviamente, annuiva compiaciuto condividendo quanto dall’oratore rappresentato. Dunque Parrino e la Giunta di Lo Biundo, per coloro che non hanno conoscenza alcuna di uomini e fatti della città , sol perché composta sostanzialmente da giovani, rappresenterebbe nell’immaginario ,una garanzia di pulizia ,coerenza, sostegno a quanti alla mafia fanno la lotta. Io,ma non solo io o la mia parte politica,certamente pensiamo per concrete,serie ragioni che non sia cosi’ e se si volesse una prova, quel che abbiamo riferito e che riguarda Lo Biundo, Parrino e gli altri e cioé il collettare voti ad un indagato per reati gravissimi ,ne é testimonianza palese e sicuramente indiscutibile. Quel che preoccupa è ,tuttavia, il tentativo di costruire attorno a questa Giunta un processo mistificatorio molto pericoloso perché intenderebbe far apparire ,o potrebbe se non sventato e denunciato subito, quel che non è sopratutto per etica plitica, lotta VERA alla mafia(né Parrino né il Sindaco presenziarono alla marcia da Radio Aut a casa Impastato) e per ripristinare regole e legalità all'interno della macchina comunale.
Appare evidente che non essendo giustizialisti aspetteremo gli eventi .Tuttavia non si può nascondere che una persona seria e perbene avrebbe,proprio perché si proclama innocente, rimesso di già il suo mandato di Assessore regionale aspettando con fiducia quantomeno l’esito delle indagini . Ma non sarà cosi’ perché Antinoro continuerà la sua campagna sostenuto anche a Partinico da una schiera di galoppini ,dalla Giunta e da altri consiglieri e perché abbiamo avuto un precedente col suo compagno di Partito, l'ex Presidente della Regione oggi senatore Cuffaro, che si dimise soltanto quando comprese che l'avrebbe dimesso di ufficio il Presidente del Consiglio. Quando si dice la faccia tosta e l’arroganza dei vecchi, dei nuovi e dei nuovissimi democristiani di sempre !
Toti Costanzo

venerdì 15 maggio 2009

QUANDO A PARTINICO I VOTI NON LI COMPRAVA SOLO LA MAFIA



Io non appartengo , di certo , alla categoria dei giustizialisti. Quando ci sarà un processo, se ci sarà e si sarà concluso,soltanto allora saremo sicuri della verità relativamente non solo all’onorevole Antinoro ma anche all’onorevole Dina sui quali deputati dell’UDC è caduto un macigno. Indagati per rapporti con la mafia non è una cosa sulla quale potere dormire sonni tranquilli. Se fossi al loro posto. Tuttavia dalle prime dichiarazioni viene fuori una linea di difesa, quella di Antinoro , a mio avviso assai debole. Dice l’Assessore, che a Partinico è sponsor di questa Amministrazione comunale, grosso modo cosi’: “Ho avuto nella mia prima elezione oltre trenta mila voti e quasi lo stesso nella seconda. Come è possibile pensare di avere comprati dalla mafia tanti voti?” Il ragionamento sembra, apparentemente, avere una chiara e stringata logica, tuttavia l’onorevole Antinoro non dice ,ad esempio,una verità nota a “cani e gatti” e cioé che i voti non si comprano soltanto attraverso i buoni uffici dei mafiosi. I voti si comprano , e quindi c'é uno scambio, e si comprano da quelli che hanno sopratutto bisogno ,quelli che al voto non danno alcun significato se non quello di una merce da barattare ( e più elezioni ci sono meglio è). Un esempio? In una quasi recente elezione ,nel nostro Comune ,in uno dei quartieri caratterizzati dalla presenza di notevoli complessi di alloggi popolari un candidato di F.I. ,non partinicese, si portò oltre 200 voti raccolti IN UNA SOLA SEZIONE! Antinoro , come d’altronde tanti altri che hanno la possibilità d’essere eletti, sono disposti a vendere l’anima pur di raggiungere lo scopo che cambia la vita di un uomo in maniera profonda facendolo diventare,dall’oggi al domani ,un uomo potente, ricco , al riparo di un mediocre futuro .
Era il 1965. Frequentavo l’ultimo anno all’ISEF di Palermo. Ero appena uscito dal Circolo del tennis dove avevamo frequentato una lezione e a Piazza Leoni incontrai un giovane di una generazione avanti alla mia che aveva abitato a Partinico per tanti anni con la sua famiglia . Il padre dirigeva un Ufficio della Regione nel nostro Comune. Il giovane era un democristiano da sempre. E da sempre “appresso” ad un deputato dicci’ che fu anche Presidente della Regione siciliana .Mi chiesi cosa facessi e qual’era il mio orientamento politico. Lui mi avevano conosciuto dirigente della FUCI ,la Federazione degli Universitari cattolici ,ovviamente democristiano come la stragrande maggioranza dei giovani che , come lui, avevamo frequentato il Liceo di Partinico.Gli dissi che avevo scelto d’essere “altro” politicamente. Si rammaricò ma con insistenza mi fece promettere che ,finiti gli studi l'anno successivo, sarei andato a trovarlo e se lo avessi voluto, fare parte dello staff di quel Deputato regionale. Ringraziai e dissi , per non essere scortese che si,sarei andato. Ovviamente non andai.
Racconto questo episodio perché quel giovane ,che poi fu anche eletto consigliere provinciale e fu anche Assessore , quando si era da poco trasferito a Palermo con la sua famiglia e, dunque, qualche anno prima di quell’incontro a Piazza Leoni , capitò una sera a Partinico alla fine di un comizio elettorale dell’uomo politico che lui seguiva . Lui si attardò restando con noi alla fine del comizio quando si formavano in Piazza Duomo i capannelli dentro i quali le discussioni della politica avevano vivacità e passione. Mi prese sottobraccio e mi portò proprio sotto il ficus antistante la fontana degli 8 cannoli sul lato della Chiesa madre .Aveva una 24 ore. Con circospezione l’apri e spuntarono “mazzette” per alcuni milioni di lire. Mi disse che quella sera restava a Partinico ospite di amici perché gli avevano organizzato ,per il giorno dopo, “un giro” attraverso il quale distribuire ad alcuni capo-galoppini i soldi .Quei milioni servivano soltanto per la nostra città! A Partinico,mi disse, i voti al deputato non dovevano essere inferiori ad 800 .Ovviamente quel deputato ne ebbe anche di più .Appare evidente che G.C lo fece per dimostrare che lui ,seppur giovane, aveva avuto la fiducia dell’onorevole il quale gli aveva affidato il delicatissimo compito di collettore di voti. Il risultato elettorale, ovviamente, fu molto favorevole all’onorevole che fu , ancora una volta, eletto alla Regione siciliana .
Lo sanno tutti che il meccanismo ,ancora ad oggi, funziona alla stessa maniera e forse ancor peggio per la esasperata competizione tra i candidati. L’acquisto del voto ,e dunque lo scambio, è una prassi consolidata. Si individuano i soggetti capaci di raccogliere voti tra le famiglie soprattutto indigenti della città ,ma anche tra i benestanti che hanno il bisogno di una raccomandazione, un posto di lavoro per i figli o altro ,gli si consegnano i soldi ed i fac-simile e si attende l’esito. Dunque niente di nuovo sotto il sole e cioé che con mafia o senza mafia sono tanti i candidati che i voti li acquistano col semplice meccanismo : tu dai il voto a me ed io dò 50 euro a te. C'é anche una variante: una persona fa il giro dei familiari vicini e lontani e chiede il voto per un candidato dicendo "Se gli porto 30/40 voti dà il lavoro a mio marito o a mio figlio" . E vi assicuro che é proprio vero .Voi, non pensate come me che sia ancora cosi'?E non pensate che lo scambio anche al di fuori del controllo della mafia sia un grave reato? E non pensate come sia strano che mai nessuno rimane impigliato nella rete degli inquirenti? E non pensate che sia una mostruosa vergogna comparare con i soldi della mafia o anche dei galoppini elettorali i bisogni di tanti cittadini? Ovviamente né Dina né Antinoro si dimetteranno dai loro incarichi e continueranno come se nulla fosse aspettando una delle tante provvidenziali prescrizioni del reato nel caso si dovesse arrivare e concludere un processo .
Alla Andreotti, tanto per intenderci.O, meglio, all'italiana.
Toti Costanzo

mercoledì 13 maggio 2009

SCONCEZZE OVVEROSSIA COSE INDECENTI

SCONCEZZA NUMERO UNO

C’è una trasmissione su Tele Occidente dal titolo “Casa Minutella”. Un presentatore televisivo palermitano, Massimo Minutella, intrattiene nel suo salotto personalità della politica, dello spettacolo, della cultura e con i suoi ospiti discute con una certa gradevole leggerezza anche di cose serie. Recentemente mi è capitato di ascoltare una lunga discussione tra l’intrattenitore e l’onorevole Gianfranco Micchiché che, per quanti non lo sappiano , attualmente ricopre un incarico governativo assai importante. Infatti Micchiché è Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega al CIPE, cioè il Comitato interministeriale per la programmazione economica. Una potenza politica ,un miracolato da Berlusconi al quale Micciché procurava contratti pubblicitari per le sue televisioni .Micciché, lo ricordo bene , fu molto spesso ospite di Salvo Giordano a Prima Radio quando si presentò per la prima volta quale candidato al Parlamento nazionale . Era il 1994. Da allora ad oggi Micciché è stato Ministro della Repubblica, Presidente dell’Assemblea regionale siciliana ed ora Sottosegretario.
Ma qual’era il centro della discussione con Minutella’? Il ruolo della mafia in Sicilia e l’uso di simboli che risultano negativi per l’economia della nostra isola se collegati , appunto, alla mafia e alla lotta nei confronti di questa . Un tema di straordinaria e seria importanza che un membro del Governo nazionale avrebbe dovuto sviluppare con seria incisività ed opportune argomentazioni. Ma, invece, cosa ebbe a dire Micciché in quella trasmissione? Cioé: qual’è ,per il Sottosegretario berlusconiano, il simbolo più rappresentativo ma in senso negativo che provoca danni economici alla Sicilia? La Mafia?Il pizzo?L'usura?Il controllo della droga e della prostituzione?Il clientelismo ?Il saccheggio delle risorse pubbliche? L'evasione fiscale? Niente di tutto questo .Il male peggiore per la Sicilia é L’AVERE INTITOLATO A FALCONE E BORSELLINO L’AEREOPORTO DI PUNTA RAIS! Avete capito bene. Micciché disse proprio cosi’ e spiegò a Minutella il senso del suo dire dicendo quasi testualmente:” Ma vi rendete conto che un turista che deve venire in Sicilia, a Palermo ,appena legge sui depliants che l’aereoporto è intestato ai due magistrati massacrati dalla mafia, si guarda bene dal prendere l’aereo?” Io sono sicuro che i lettori non mi crederanno. Ma invece il Sottosegretario osceno pensò e disse proprio cosi’.

SCONCEZZA NUMERO DUE

L’Assessore regionale siciliano all’agricoltura, La Via ,è anche docente della Facoltà di Agraria all’Ateneo di Catania . È un professore abbastanza giovane e disinvolto,si esprime con chiarezza, sembra molto sicuro di sé ,è anche lui un berlusconiano ,ha un incarico importante nel Governo regionale e cioè Assessore all’Agricoltura (quell’Assessorato che Totò vasa-vasa tenne,per ovvie e comprensibili ragioni, sempre per sé e in tutti i governi regionali e di centro destra e di centro sinistra) cioè un carrozzone mangia soldi che tra le altre cose, mantiene fino ad oggi uno sconcio come i Consorzi di Bonifica , contenitori vuoti ma pieni di clienti. Siamo nella condizione ,ad esempio, per il Consorzio di Bonifica Palermo2 di fare nomi e cognomi di quanti figli,mogli, fidanzate ed anche amanti di deputati, dirigenti della Regione, sindacalisti ed altra varia umanità è in quel posto collocato. Ed il Consorzio di Bonifica Palermo2, é tristemente noto alle nostre popolazioni agricole per la dissennata gestione di certo ingegnere Sucato, molto ammanigliato a Partinico anche dal punto di vista della sua professione. L’ingegnere, infatti, è stato ad esempio, in tandem con altro noto ingegnere partinicese ed ebbero un incarico milionario -ovviamente per “meriti politici “e soprattutto di appartenenza alla vecchia dicci’- e cioè la progettazione dei Piani di recupero urbanistico della città che costò alla Regione ma anche al nostro Comune , qualcosa come oltre venti miliardi di lavori ancora ad oggi non tutti definiti, con vere e proprie “porcherie” urbanistiche ,con gravi contenziosi e con tanti proprietari espropriati che aspettano ancora d’essere pagati. Dunque, La Via non pago del prestigioso incarico di Assessore regionale e docente universitario , si è candidato nel PdL ed è alla ricerca di voti che lo dovrebbero traslocare a Bruxelles . A chi li chiederà, questi voti ? Ma a tutti coloro che con l’agricoltura , come si suole dire, bazzicano compresi i lavoratori dipendenti dell’ex Cooperativa “Consorzio irriguo Jato” costruito per la perspicacia di Danilo Dolci all’inizio degli anni ’70 e il cui destino,o contratto di lavoro che dir si vuole, è legato al giuoco delle correnti interne al PdL . L’Assessore, infatti, gioca a tutto campo . Promette al Presidente del Consiglio di Amministrazione della Cooperativa ,Pino Lombardo , la stipula di una Convenzione attraverso la quale, finalmente, i lavoratori citati potrebbero essere riassunti e ciò in ragione del fatto che proprio il Presidente della cooperativa ,notoriamente legato al Partito di Berlusconi , si è speso con forza e coerenza per la soluzione del problema . Nel contempo sposa una linea “altra” perseguita da altre correnti dello stesso Partito che trova a Partinico il sostegno del neo consigliere provinciale Vincenzo Di Trapani in collaborazione con l’autonominatosi “ Presidente degli agricoltori” del partinicese Salvatore Rizzo Puleo anche loro del PdL.Infatti l’Assessore La Via partecipa ad una conferenza stampa durante la quale promette, ovviamente, la soluzione di questi ed altri problemi che dipendono soltanto da lui mentre il giorno precedente era andato a protestare contro il Governo Berlusconi ,cioè il SUO GOVERNO ,ritenendolo responsabile delle politiche agricole che penalizzerebbero la Sicilia. Intanto la stagione irrigua non parte, gli operai sono in sciopero ad oltranza, lo sponsor politico del Consigliere provinciale Vincenzo Di Trapani, l’onorevole Salvino “Prezzemolino” Caputo Presidente della Commissione Attività Produttive ,esponente della maggioranza politica che governa la Sicilia che “potrebbe” ,ma ovviamente non vuole, e si limita come nel gioco delle tre carte ,a presentare interpellanze ed interrogazioni. A chi? Ma al Governo regionale di cui lui è parte! Una sceneggiata indecorosa molto di più di una farsa alla siciliana.

SCONCEZZA NUMERO TRE

E mentre e tutto questo accade e ricade sulle spalle di lavoratori ed agricoltori del partinicese il Sindaco Lo Biundo si rifiuta di ricostruire l’Assessorato all’Agricoltura, non spende una parola per i lavoratori licenziati e per l’acqua che non arriva nelle campagne, ritenendo di fare alcune buone cose mentre , come si suol dire,la “casa brucia” : andare a Barcellona per un week-end insieme ai suoi amici (cosa assai sana ed anche assolutamente comprensibile), ipotizzare una buona spartizione delle poche risorse che il Comune si ritrova, pagare parcelle ad avvocati che non vincono una sola causa a favore del Comune, acquistare l’autovelox per fare cassa sulla pelle dei contribuenti, appellarsi per un giudizio emesso dal Giudice di Pace sulle bollette del canone idrico del 1999 che ancora una volta dà ragione ai ricorrenti e dunque al nostro Partito,incominciare a tirare fuori gli elenchi per portare voti all’onorevole Antinoro che se eletto,anche gli imbecilli capiscono che non andrà a Bruxelles buggerando ,in tal modo, gli allocchi elettori, i clienti, gli "aspettanti", i questuanti, i richiedenti, i camerieri, i servi, gli sciocchi ed anche i ruffiani .Un’insieme di umanità varia ,scadente, decadente che frequenta quotidianamente il Palazzo nel disincanto generale ( sul sondaggio di Libera Mente il suo sgradimento é arrivato addirittura al 62% !) e che ,per dirla come dalle nostre parti , " essicci o nun essicci è a stessa cosa!”
Toti Costanzo

martedì 12 maggio 2009

NELLA PATRIA DI GIULIANO PROVE GENERALI DI NUOVA DICCI'?

Quel che accaduto Domenica scorsa a Montelepre mi sembra politicamente abbastanza interessante e rilevante per cui ritengo che vada la pena analizzarne alcuni aspetti essenziali. Si apre la campagna elettorale per le elezioni del Sindaco della cittadina e al comizio tenuto dalla Lista “Noi con Voi” che ha quale candidato il dottore Giuseppe Terranova dirigente dell’UDC ma proveniente dalla vecchia DC, presenziano i seguenti esponenti politici: gli onorevoli Lupo, Vitrano e Mattarella (tutti ex diccì) ed attualmente deputati all’ARS per il PD. In più l’onorevole Lupo, che proviene dalla CISL ed è l’unico siciliano che fa parte della Direzione nazionale di Franceschini, è lo stesso deputato che a Borgetto sponsorizza il gruppo del PD che sostiene l’attuale Sindaco Davì di centro destra in contrapposizione all’altro gruppo dello stesso Partito al quale aderiscono il Segretario cittadino, Alessandro Santoro, ed alcuni consiglieri comunali quali Panettino e Barbaro. Insieme a questi tre deputati del PD (l’operazione ha avuto, addirittura, il beneplacito ufficiale dalla Segreteria Provinciale di questo Partito) nientemeno che l’onorevole Dina e il senatore Totò Cuffaro dell’UDC (tutti e due rigorosamente provenienti dalla estinta DC) e poi un rappresentante dell’MPA (il cui leader siciliano, l’on. Lombardo, è un pezzo di storia democristiana) ed un rappresentante del PdL in contrasto con quello locale che sostiene l’uscente Sindaco Tinervia, legato alla cordata politica dell’on. Micciché, con un fratello Assessore al Comune di Palermo. Dunque a primo acchito si potrebbe ben dire che si tratta di un palese inciucio di tipo localistico e niente più tra ex componenti della vecchia diccì estinta con il tifone di mani Pulite i cui pezzi, però, non sono mai scomparsi ma si sono diversamente collocati in alcuni Partiti nati nella seconda Repubblica. Cioé, si vorrebbe dire, una operazione circoscritta, locale, che inizia e finisce a Montelepre? Io non sono d’accordo su tale semplicistica analisi quanto piuttosto, a mio parere, tutti questi pezzi di ex democristiani hanno voluto scegliere l'occasione della competizione negli Enti locali per riproporre un meccanismo che rimette insieme elementi sparsi della DC per un progetto di ricomposizione e costruzione di una nuova versione del Partito dei cattolici in Italia che ha alcuni epigoni dentro il PD (tutti gli ex democristiani, il pentito radicale Rutelli e altre componenti moderatissime di provenienza diessina), l’UDC in toto e pezzi del PdL seppur attualmente marginali. Il convincimento nasce dalla presenza sul palco di Montelepre del senatore Cuffaro e della componente ex democristiana del PD, nessuna presenza di ex diessini a diversi livelli e per di più un pezzo di questo partito, quello di tradizione di “sinistra” con appendici nel passato piccì, é dentro la Lista “Liberi tutti” che candida quale Sindaco il giovane Cristiano che, se non ricordo male, fu segretario della locale sezione del PCI-PDS ai tempi di Filippo Puntorno. Appare evidente che se l’alternativa a Tinervia-Micciché sarà Terranova-Cuffaro-Mattarella i miei compaesani per caso (visto che quasi per caso sono nato in via Castrenze Di Bella) avranno ancora nel loro futuro tanta ipocrisia, clientela, promesse e diritti negati.
Noi comunisti, ovviamente, abbiamo simpatia per questa lista “di sognatori” e per questo candidato considerato che, almeno questa componente del PD, non ha ritenuto di stare né sul palco, e neppure simbolicamente con il Partito siciliano di Cuffaro falcidiato dalle denunce, dagli arresti, dalle condanne per mafia, per scambio di voti, per clientele. Senza dimenticare lo spezzone di Raffaele Lombardo presente nella lista di Terranova, nuovo esempio di Partito trasformista e clientilare che ha affossato ogni speranza di cambiamento nella nostra Sicilia.
Alla Lista “Liberi tutti” va la solidarietà dei comunisti di Partinico e per quel che sarà possibile anche l’impegno attivo per un loro successo politico.

Toti Costanzo

lunedì 11 maggio 2009

GUAI A VOI SCRIBI E FARISEI...

Da quella che fu la sede di Radio Aut a Terrasini, il corteo parte ogni anno per arrivare alla casa di Peppino a Cinisi. Era il tratto che lui percorreva dopo avere animato la radio mezzo con il quale si poneva davanti alla mafia con la stessa determinazione con la quale ci si deve opporre a tutte le ingiustizie. Lotta chiara, dura, rigorosa, razionale, motivata. E la mafia di Cinisi, allora, si caratterizzava nel territorio per la sua brutalità, per la sua crudeltà al punto che i morti venivano buttati con disprezzo dentro ai pozzi sparsi in un territorio aspro come aspre erano le montagne del Furi. La vita di un uomo nemico della mafia, a Cinisi contava meno di quella di un animale allevato in quelle zone.
Davanti al corteo del 9 maggio 2009 gli “amici” di Peppino, quelli di sempre. E poi alcuni Sindaci con le fasce tricolore, simbolo del potere locale, delle Istituzioni che si inchinano al combattente che pagò con la vita la sua lucida, determinata razionalità antimafiosa. I Sindaci. Quali? Quello di Terrasini, quello di Cinisi ,quello di Gela e poi alcuni di Comuni del nord venuti a rendere omaggio non solo al combattente, al comunista, al rivoluzionario, ma a colui che voleva soltanto dimostrare come la mafia non fosse invincibile. Ma a rendere omaggio, soprattutto, al “cittadino” di Cinisi, Giuseppe Impastato, consigliere comunale eletto alle elezioni comunali del 1978 e, dunque, figlio di un popolo o, almeno di una sua parte sicuramente la migliore, che gli riconobbe la dignità di “rappresentante del popolo cinisense”. Si parlò, ai margini della manifestazione, anche di questo con il Sindaco di Cinisi, l’Avvocato Palazzolo che aveva partecipato in dissenso con la stragrande maggioranza del Consiglio comunale, ai funerali di Felicia Impastato indossando la fascia tricolore perché non ci fossero dubbi sulla sua presenza ed accompagnandola fino al cimitero. E perché non ci fossero dubbi sulle sue intenzioni di sindaco seriamente rappresentante della legalità, quest’anno dedicò a Peppino la Sala del Consiglio comunale. Peppino, era la sua opinione, con il suo impegno, con la sua stessa vita aveva affrancato quella città, quel territorio dalla vergogna di essere uno dei centri dove la mafia, l’illegalità, la sopraffazione imperavano, condizionavano gli stessi rappresentanti dello Stato, la stessa politica, intimorendo e “dettando legge”. Ed io sostenevo e sostengo che Peppino Impastato aveva reso Cinisi quale SANTUARIO CONCRETO DELL’ANTIMAFIA non parolaia, non ipocrita, non quella che a declinarla non costa niente e che quel lungo corteo, animato annualmente soprattutto dalla presenza del mondo giovanile, quello politicamente militante ma anche quello che vuole, chiede ,soltanto d’avere una società migliore altro non è se non una LUNGA E LAICA PROCESSIONE che esalta la ragione, i valori su cui si fonda la nostra Costituzione. Dunque i Sindaci espressione di democrazia e partecipando, con la loro fascia tricolore rendono omaggio ad un luogo che incarna TUTTE LE LIBERTA’. L’assenza dei Sindaci del territorio, da Partinico a Montelepre e Giardinello passando da Borgetto e poi per Trappeto e Balestrate è la dimostrazione di come alcuni personaggi eletti dal popolo, che lo dovrebbero rappresentare con onore e senza alcuna vergogna (compresi i loro lacché che parlano e sproloquiano nelle tivvù locali di mafia, antimafia, legalità ad ogni possibile, opportunistica occasione) altro non sono se non degli ipocriti, dei farisei dei veri e propri SEPOLCRI IMBIANCATI senza alcuna dignità, privi di coraggio, capaci di inchinarsi come ipocritamente fanno in tante occasioni non solo davanti ai potenti ma ai simboli religiosi mentre andrebbero cacciati dal tempio cosi’ come fece Gesù con loro più di duemila anni fa .
No, a Partinico chi governa la città non ha diritto di parlare di lotta alla mafia non avendo ancora ad oggi non solo il coraggio di onorare Peppino Impastato partecipando alla marcia del 9 maggio ma nemmeno di eseguire la volontà del Commissario straordinario dott. Bonura che accolse l’invito della nostra parte politica per intitolare non solo una via a coloro che furono trucidati dalla banda Giuliano il 22 Giugno del 1947, Giuseppe Casarrubea e Vincenzo Lo Iacono, ma il viale che porta al Liceo scientifico, a Peppino Impastato.

Toti Costanzo

sabato 9 maggio 2009

PEPPINO IMPASTATO, COMUNISTA E RIVOLUZIONARIO.

Ero a scuola, alla media Archimede, quando mi riferirono dell’uccisione di Aldo Moro. Devo ammettere, a distanza di tanti anni, che alla notizia non provai alcuna particolare emozione anche se mi rendevo conto dell’enormità del fatto, dell’efferatezza del delitto, delle gravissime sue implicazioni di carattere politico. Bisogna comprendere, però, come allora tanti giovani militanti comunisti, com’io ero, nutrivano molti pesanti risentimenti nei confronti dei democristiani cui addebitavamo le sofferenze del nostro popolo, le disuguaglianze, la violazione dei diritti. “Comunista” significava, allora e almeno per me, non indulgere neppure nei confronti di chi veniva ucciso dal terrorismo, come Moro, o dalla mafia come fu, ad esempio, per il Sindaco di Palermo Insalaco nel gennaio del 1988. Erano nostri nemici e nei confronti dei nemici non si poteva provare neppure l’umana pietà. Poi in quel giorno, ma molto più tardi, seppi di Peppino. Un comunista “anomalo”, appartenente ad una generazione precedente alla mia, che insieme ad altri giovani costruivano però a Cinisi processi culturali di rottura contro il perbenismo dilagante e la classe politica dirigente di quella città e contro, anche, l’accondiscendenza di un PCI locale costruito su ambiguità, alla ricerca del governo a tutti i costi che per un comunista “anomalo” come me (provenivo dal mondo cattolico ed ero entrato nel PCI già abbastanza adulto) significava il tradimento dei nostri propositi, della nostra linea, del nostro rigoroso concepire la politica quale elemento totalizzante alla quale sacrificavamo anche buona parte della nostra vita privata. Per cui, paradossalmente io militante comunista e consigliere comunale del Partito, mi sentivo, allora, più vicino ai compagni di Democrazia Proletaria di Cinisi con i quali, tuttavia, non avevo mai avuto alcun contatto “politico” tranne quello di condividere la proposta di Gino Scasso di dare a Peppino alcuni pezzi, tra cui il trasmettitore di Radio Onda Libera, la radio che avevamo creato nel ’76 ma che a quell’epoca manifestava una grave, irreversibile crisi. Peppino costruiva, così, col nostro ausilio Radio Aut. D’altronde le iniziative di quanti eravamo dentro il Circolo culturale UNLA, erano sostanzialmente più similari alle iniziative di Peppino e dei suoi compagni che a quelle di un PCI i cui militanti locali delle prime ore avevano una formazione ancorata alle direttive del Partito, dunque assai ortodossi e per questo abbastanza privi di “fantasia politica”. Né potevo dimenticare come qualche giorno prima del suo assassinio ero stato a Cinisi dove l’onorevole Mimi Bacchi, tenne su di un palchetto sistemato lungo il Corso, un comizio elettorale a sostegno della lista del PCI di Cinisi ed, ovviamente, in contrasto e abbastanza critico con quella di Democrazia Proletaria che al PCI non lesinava polemiche anche feroci. L’assassinio di Peppino vide, allora, un PCI spaccato. Quelli che avevano condiviso fin da subito la versione del Peppino terrorista e dunque vittima di se stesso, del suo estremismo e della sua “follia politica” e quanti, assai pochi in verità, manifestavamo dubbi così come con la rabbia nel cuore lo gridavano fin da quel giorno, i compagni di Peppino. Ci sono voluti tanti anni, la tenacia dei compagni e della famiglia di Peppino contro il silenzio dello Stato, le compromissioni, le dilazioni perché si comprendessero fino in fondo le ragioni che avevano spinto la mafia di Cinisi, con la complicità morale di certa "politica" locale, ad eliminare in maniera così efferata un comunista, un rivoluzionario come Peppino Impastato.
Toti Costanzo

giovedì 7 maggio 2009

A DIFESA DELLA LIBERTA' D' INFORMAZIONE

Domani presso la Sezione Distaccata di Tribunale di Partinico avrà inizio il processo contro Pino Maniaci al quale si addebita di avere svolto la professione di giornalista senza disporre della iscrizione all’Albo professionale. E questo processo ha inizio in contemporanea con alcuni importanti avvenimenti politici quale una mobilitazione a Palermo che vedrà un corteo organizzato anche dal nostro Partito contro il G8 ed il Forum antimafia a Cinisi nella ricorrenza dell’assassinio di Peppino Impastato iniziato oggi. Sulla vicenda di Pino è stato scritto tanto, anche da autorevolissimi costituzionalisti e rappresentanti del nostro Partito, per cui non ritorneremo sull’argomento. Diciamo a quanti ci leggono, ai nostri compagni, agli uomini liberi della nostra città che domani saremo presenti per testimoniare la nostra solidarietà incondizionata a chi si batte per affermare il diritto alla libera informazione. Tuttavia appare evidente rilevare, partendo da questo incredibile episodio, come la Giustizia nel nostro Paese sia talmente malata per cui una serie di norme la sottopongono a meccanismi farraginosi, lunghi, costosi, assolutamente inutili. Ragione per cui a prescindere dal fatto specifico siamo convinti che per alcuni “reati” o presupposti tali non dovrebbe mai procedersi ritenendo l’informazione un diritto sancito dalla nostra Costituzione e dunque da non mettere in discussione. Non nascondiamo, però, la nostra preoccupazione perché, mentre si trascina Pino Maniaci in Tribunale, le forze di Polizia sono costrette a protestare per mancanza di adeguate risorse tali da mettere nella condizione gli uomini a cui lo Stato affida la sicurezza dei cittadini a non potere svolgere compiutamente il loro ruolo e si tenta di distruggere, attraverso una serie di proposte di leggi come quella sulle intercettazioni telefoniche, gli strumenti necessari per sconfiggere mafia, malapolitica, malaffare. Senza dimenticare come la crisi economica la stanno pagando, in Italia e nel mondo, soprattutto chi vive di lavoro. Ci saremo, domani, al Tribunale di Partinico ritenendo di contribuire alla difesa della libera informazione, al sostegno del ruolo che Tele Jato ha nella nostra società, a manifestare a Pino la nostra amicizia perché questo, é un dovere morale e politico di ogni comunista, di ogni uomo libero.

PARTITO DELLA RIFONDAZIONE COMUNISTA DI PARTINICO

mercoledì 6 maggio 2009

TRASLOCATORI DI TUTTO IL MONDO, UNITEVI!

AVVERTENZA
avevo già scritto questo pezzo che, tuttavia pubblico così come lo avevo congegnato, quando ho scoperto in un sito un elenco di tutti i Consiglieri comunali, il Sindaco e gli Assessori di Partinico i cui nomi si accompagnano ad un Partito o Lista di appartenenza. Io non so chi abbia fornito queste informazioni ai redattori del sito perché dico che questa si può ritenere quale informazione non attendibile. E per spiegare quanto scritto faccio un esempio: accanto al nome del consigliere prof. Scaparra Caronna si scrive che apparterrebbe a “Rifondazione Comunista” che è come dire che l’asino vola o suona la chitarra col quinto piede. Nel senso che sì, anche il consigliere si è trasferito in occasioni diverse e in elezioni diverse da un luogo politico all’altro ma tuttavia, per amore del vero, non è mai approdato nel nostro Partito. Il massimo dello spostamento a sinistra il professore lo fece, credo, nel 2000 candidandosi nei DS i quali, a causa di questo continuo turnover (un vecchio diccì direbbe "salire e scendere dal tram") sprofondarono prematuramente ed ingloriosamente nel magma del rimasuglio di palude democristiana locale. Alla fine di questo post chiunque potrà, se lo vuole, consultare l'elenco di cui sopra sul sito COMUNI-ITALIANI.IT, tanto per farsi un'idea.

Posizionatevi! E’ l’imperativo categorico che stanno per seguire una serie di nuovi personaggi della politica locale i quali nascono, apparentemente, come indipendenti facendosi eleggere nelle liste civiche che proprio perché mettono insieme di tutto e di più, non hanno alcuna apparente connotazione politico-ideologica e dunque consentono ai singoli di trasferirsi se lo vogliono e quando lo vogliono, con assoluta disinvoltura, in uno dei tanti Partiti od aggregati che sono rimasti in piedi e rappresentano la cosiddetta seconda Repubblica. Il gioco è facile ed anche furbesco. Si sceglie una lista qualsiasi in occasione di elezioni comunali in cui scompaiono sempre più i Partiti tradizionali ed organizzati e proliferano sempre più le liste civiche, ci si candida e se adeguatamente sostenuti, si viene anche eletti. Dopodiché si mantiene quella indefinita identità fino a quando non accade un evento che si lega ad una particolare, importante occasione che è sempre una ELEZIONE (per il Parlamento nazionale, regionale o europeo) e, in ragione della eventuale “offerta”, si transita e ci si mette alla cerca dei voti favorendo il candidato che, si presume, abbia tanto potere da essere eletto o se dovesse andare male considerato che il candidato, in genere, ha di già anche un incarico istituzionale, "Parigi val bene una messa". Come leggere, infatti, il recente posizionamento di alcuni “civici” consiglieri comunali di Partinico (di altri sapremo a breve) se non alla luce di questa logica? E come non leggere sempre in questa logica, ad esempio, che la comunicazione del transito dell’avvocato Nino Scianna, eletto nella Lista degli Artigiani, non l’abbia fatto IL PARTITO al quale il consigliere aderisce, l'UDC, ma IL CANDIDATO ALLE EUROPEE ON. SAVERIO ROMANO cioè il "singolo" e non il "tutto"? Certo si può sempre dire che Romano é il segretario regionale dell'UDC e quindi ne ha l'autorità. Ma l'onorevole Romano, vedi caso, é anche candidato alle europee. Dunque una comunicazione di transito sarebbe, a mio modesto avviso, competenza del segretario provinciale sempre che anche questo non sia candidato. In caso contrario resta il sospetto che il trasito sia per sostenere il candidato e non certo per adesione ad un Partito. Tuttavia, va detto, che tali operazioni di transito o trasloco, che in genere si accompagnano quasi sempre ad un favore ricevuto o ad una promessa, per una sua nobilitazione non può non essere mascherata da una dichiarazione nella quale il civico comunica e pubblicizza con una intervista o anche attraverso un documento, le ragioni ideali di questo suo trasferimento, le motivazioni che scaturiscono dal profondo dei suoi sentimenti, dalla storia personale ed anche familiare. Si scopre, così, che il genitore, il fratello, lo zio, il suocero o altro parente è stato, nel passato, più o meno recente militante attivo di quel Partito, che per quello ci si é spesi in tante campagne elettorali per cui è assolutamente naturale il transito dal limbo politico alla forte caratterizzazione. Dico questo non solo perché di già i traslochi sono avvenuti per alcuni e che sono in atto altri trasferimenti di singoli, ma perché intere Associazioni (alcune di quelle già esistenti ed operanti ed altre nate da poco) si sono messe “a disposizione” e in movimento. E sono Associazioni di varia umanità, senza apparente identitarietà politica, che organizzano con la presenza del candidato convegni, pseudo convegni, matiné, mangiate e così via. Per cui, alla fine della tornata di Giugno quel che resterà saranno, appunto, traslochi, posizionamenti, promesse, impegni, favori, delusioni, rabbia per chi ha perso e, fors'anche, qualche speranza. Tuttavia il trasferimento al Partito anche se non sancisce un “accomodamento” definitivo (a Partinico gli esempi di noti, continui,i mperterriti, incalliti traslocatori, posizionatori, si perdono di conto!) tuttavia resta un fatto certo: che almeno per qualche tempo tanti di questi “civici” saranno costretti a dichiarare a tutti la loro appartenenza partitica cioé a scoprire le carte. Un’appartenenza forse provvisoria, dunque non definitiva, ma che comunque sempre appartenenza é. Perché meravigliarsi? Perché definire questi traslochi come espressione del peggiore trasformismo in salsa siciliana? Voi dite che si tratta di indecenza? Ma se lo hanno fatto, ad esempio, la Borsellino e Crocetta perché non dovrebbero farlo dei modestissimi consiglieri comunali? Aggiornatevi, voi epigoni della coerenza, perché anche questa é la "democrazia", bellezza!

N.B.: ho da poco appreso da Tele Jato che il Sindaco Lo Biundo, che nascondeva la sua appartenenza all'UDC nel senso che "ammucciava 'u suli cu' crivu" (ovviamente per convincere gli allocchi che lui era al di sopra dei Partiti), ha dichiarato (era ora!) la sua partitica appartenza. Come a dire: siccome devo fare la campagna elettorale all'onorevole Antinoro, anch'egli candidato alle europee, é meglio che "mi svelo". Un pò come facevano una volta quanti si "vestivano in maschera" e si accompagnavano al "bastoniere" il quale alla fine del ballo e ad alta voce diceva: "Giù la maschera". La maschera cadeva e il personaggio veniva da tutti riconosciuto tra gli applausi degli astanti. Appunto, allora come ora, si trattava di una vera e propria "carnevalata"!

Toti Costanzo

lunedì 4 maggio 2009

BORGETTO, PROVINCIA DI PARTINICO?

Onestamente parlando bisogna dire che, storicamente, il Comune di Borgetto dal punto di vista politico, e specie durante la cosidetta Prima Repubblica, altro non è stato se non un satellite di Partinico. E non solo perché fisicamente contiguo. Ma per non fare un torto ai nostri vicini diciamo che così fu anche per Balestrate mentre Montelepre e Giardinello, per certi versi, limitarono il danno seppur una influenza più o meno pesante l’ebbero. Non diciamo, poi, di Trappeto che del nostro Comune, addirittura, fu colonia, protettorato, una specie di provincia come ai tempi dei romani quando l’imperatore decideva di mandare lì il suo rappresentante al quale affidava ogni potere. Non c’era Sindaco o Assessore, infatti, di uno di questi Comuni che non venisse determinato dalla volontà politica del locale CAF (Cintola, Avellone e Fiorino). I nomi si potrebbero sprecare e succedeva, addirittura, che a volte i Sindaci provenivano direttamente dalla nostra città. Bastava, ad esempio, trasferire una scuola guida oppure uno studio professionale in loco perché si giustificasse l’investitura. Partinico, dunque, fu una specie di sole attorno a cui giravano quelle piccole comunità che, subendone l’influenza, purtroppo per loro sono rimaste "al palo" nel senso che non hanno mai avuto vita propria, capacità di evolversi, slanci creativi e culturali, sviluppo economico. Se a Partinico, per esempio, si distruggevano i palazzi nobili della città e le torri, a Borgetto non si era da meno e con l’ausilio ispirato anche dai dinamici monaci si metteva mano alla distruzione di Romitello, originaria, bellissima foresta che ospitò in qualità di priore nel 1539, il grande Teofilo Folengo inteso Merlin Cocai al quale, nel 1997, per iniziativa anche di Gigia Cannizzo fu realizzato una grande Convegno che toccò Palermo, S. Martino delle Scale e Partinico. Dunque, scavi, sbancamenti, abbattimento di pezzi di bosco, mega parcheggi, saloni trasformati in chiesa mentre l’antica, suggestiva cappelletta costruita dal benedettino beato Giuliano Mayali nel 1464 resta ancora chiusa. E tutto all’insegna di uno scambio tra il deputato di turno che forniva il “dio denaro” ed un mare di promesse e i voti ampiamente ricambiati dalla comunità osannante alla faccia di Andrea Salamone che voleva, giustamente, con le sue riesumazioni storiche, restituire dignità culturale alla sua città e soprattutto agli antenati di Santino Migliore che cedettero in anfitesusi “un tenimento di case poste nel piazzale della matrice..” Senza, per questo, dimenticare il grande Salamone Marino e tanti altri illustri nativi di quel borgo. Accadeva, dunque, a Borgetto quel che esattamente accadeva nella nostra città. Voi dite, allora, che con lo squagliamento della prima repubblica e con la misera fine che fece la potente, prepotente diccì partinicese sempre in tandem con pissì e pisdì, queste comunità, finalmente, si liberarono dal giogo, presero slancio, volarono verso un futuro radioso? Si e no nel senso che, ad onor del vero, queste citate piccole comunità, oggi, rispetto al passato hanno almeno consolidato un solo vantaggio di eguaglianza e cioè che politicamente zero sono loro ma anche zero siamo diventati noi nello scacchiere della politica regionale ed anche nazionale. Nel senso, come dice il detto, che zeru e vva zero e tutti cosi ‘a malasenu! Partinico, politicamente parlando, conta ora quanto il due di coppe cioè niente. Anche se sono in tanti ad avere nostalgia di quel passato di cui resta qualche, appunto, nostalgico rimasuglio.
Borgetto, ora, ha una nuova Giunta comunale, una nuova guida politico-amministrativa con qualche personalità stimabilissima oltre che professionalmente competente come, ad esempio il nostro concittadino dott. Matteo Guttadauro, pur tuttavia ho l’impressione (ma che potrebbe contare assai poco) che questo Sindaco vive in una condizione di “perpetuo stato confusionale”. Basta seguire con attenzione le interviste che rilascia alle tivvù locali. Infatti alla domanda televisiva sulla composizione dell’attuale Giunta, prima dichiara con una certa enfasi che si tratta di un esecutivo costituito da tecnici: “Quattro sono laureati e due diplomati “ disse. E io chiedo: e se qualcuno avesse solo avuto la terza media ma tanta competenza ed esperienza a quale categoria l’avrebbe assimilato? Ma appena due minuti dopo, entrando in contraddizione, dice: ”La Giunta è composta al 50% da tecnici e al 50% da politici“. Ma la stanchezza, lo stress, incalzano con forza e determinazione per cui (sempre nell'intervista) ringrazia gli Assessori da lui trombati, non dà alcuna spiegazione per la riconferma degli altri, dell’Assessore Longo, partinicese, dice “che ero alla ricerca di un Avvocato” (come quando si ricerca l’acqua con il rabdomante) e, infine, ”che si è consultato con gli onorevoli di riferimento" che sarebbero quello dell’UDC (chi?), quello del PdL (chi?) e infine quello del PD (chi?) .Infine, stremato, alla domanda se sostituirà anche gli Assessori nell’Unione dei Comuni (c’è qualcuno che sia nella condizione di spiegarci a cosa servono tali pompose ed anche costose “Unioni”?) si accascia e con un filo di voce più o meno così risponde:”Per la Giunta ho fatto un lavoro stressante. Non appena mi riprendo ci lavorerò sopra!”
E l’opposizione? Si potrebbe subito dire: “quale?” visto e considerato che un "pezzo" del PD è con il Sindaco ed un altro all’opposizione dello stesso Davì e di conseguenza di un pezzo dello stesso Piddì? Di questo ultimo i rappresentanti sarebbero il locale Segretario Santoro ed consigliere Panettino personaggio, quest’ultimo, sanguigno e passionale e ai quali vorremmo porre qualche domanda. La prima: quale sarebbe “l’onorevole” del PD con il quale il Sindaco si è rapportato per nominare, nella sua Giunta, un Assessore in rappresentanza di un pezzo di questo Partito? E se quel pezzo di piddì ha un onorevole di rappresentanza voi ne avete un altro? E se si, chi? La seconda: mi consentite di chiedere, senza offesa e senza malizia, di sapere se questo vostro sarebbe un “Partito” cioè un “organismo unico” oppure una federazione di piccoli interessi elettorali che si incontrano e si scontrano alla localistica bisogna? La terza: avendo lautamente contribuito, in illo tempore, insieme a tanti altri ex comunisti partinicesi per l'acquisto della sede del glorioso PCI di Borgetto, non sarebbe il caso di sapere nelle mani di quale "pezzo" del piddì questa sede é andata a finire? Quello di destra, quello di sinistra o quello di centro?

Toti Costanzo

venerdì 1 maggio 2009

1° MAGGIO 2009 FESTA DEI LAVORATORI



PER NON DIMENTICARE TUTTI I MORTI SUL LAVORO, LO SFRUTTAMENTO DELL'UOMO SULL'UOMO,IL SACRIFICO DI MILIONI DI UOMINI E DONNE CHE HANNO LOTTATO E PER QUELLI CHE CONTINUANO A LOTTARE PER LA DEMOCRAZIA E LA LIBERTA'