venerdì 27 febbraio 2009

FANTASIOSO MA NON TROPPO. OVVERO: CI SQUAGGHIAU COMU DDA COSA DA ZZA’ BITTIDDA

TEATRO COMUNALE

ATTO I°:

la scena ha luogo presso uno dei tanti caffè di via Libertà qualche giorno prima che avessero svolgimento le elezioni anticipate per il rinnovo del Parlamento regionale siciliano.

TOTO’: ‘u viristi che ‘u pollu s’accattau a tutti? Dice che vuole essere il primo degli eletti in Sicilia e il distacco da me deve essere enorme, incolmabile, eloquente. Va dicendo che mi deve distruggere e per questo è disposto a tutto. Va anche dicendo che anche “nto me paisi” arriverà prima di me. Pare che abbia trovato un gruppo di picciutteddi che gli organizzeranno ‘u bancareddu.

CICCIO: non ti preoccupare, Totò, ca nuavutri avemo ‘a cciappula pù surci. Puoi stare tranquillo che ‘u primu sarai tu e andrai a fare l’Assessore. Piuttosto dimmi, con l’altra tua candidatura come siamo combinati?
TOTO’: male, semu cumminati male. Quel farabutto, che nemmeno voglio chiamare per nome, LI ha costretti a piazzarmi nella lista ma in una posizione per cui è impossibile essere eletto mancu su sceccu vola e quindi rischio di restare fuori da tutto. Ma tu lo capisci che significa per me? Significa la fine, della mia vita, di tutto quello che ho costruito. Mi squagghianu tutti cosi ‘nte manu, c’appizzu ‘u sceccu cu tutti i carrubbi. Certo, soddisfazioni ne ho avute. Ho fatto quello che ho sempre voluto: il consigliere e l’Assessore comunale, il consigliere e l’Assessore provinciale, il consigliere e l’assessore regionale. Ma dimmi: cu chiddi ci parrasti? Chi ti rissiru? S’impegnano, si collegano, cercano?
CICCIO: si, ci parrai ma i cosi un sunnu cchiu’ chiddi di prima. Ora si scantanu, c’è troppa sorveglianza, sono tutti sotto controllo. Appena unu si movi è futtutu. Comunque non ti preoccupare che stiamo ‘ncrucchittannu con altri e quindi non dovremmo avere preoccupazioni.
ATTO II°:
E’ da poco concluso lo scrutinio e si hanno tutti i risultati degli eletti all’ARS. Il caffè è sempre quello di via Libertà .
TOTO’: a Scì, tu ricia eu. Mi futteru, mi strafutteri. Ddu lazzaruni mammazzau, mi finiu, la mia vita è distrutta. Ma tu lo capisci che non sono stato eletto? Puru o me paisi arrivau primu e mi hanno riferito che dopo che ha incontrato e ringraziato gli elettori ci rissi ad alcuni mei paisani: u viristivu come cci finiu all’onorevole? Mu pappiai, mu manciai, u finivi. A casa sinnavi a gghiri, a casa a cavuci nto culu!
CICCIO: e dda come finiu? Acchianasti?
TOTO’: ma quali acchianari. Puru dda arrivau prima di mia.
CICCIO: e allora fu eletto a tutti ru bbanni?
TOTO’: a tutti ru banni e va dicendo che non si dimetterà e che farà un giorno a Palermo e uno a Roma ‘a facci mia. Lazzarone, lazzarone che non è altro. Mi hanno detto che dopo la sua elezione o paisi ci fu na festa granni picchi ‘u picciutteddu ca avia organizzato ‘u bacancareddu elettorale acchianau puru comu Sinnacu. Mi hanno riferito che hanno fatto una gran festa: abbracci, baci, hip, hip, crastu arrustutu, sasizza e sucu di maghhiolu. E mi dissiru ca iddu prendeva il bicchiere di vino e alzandolo al cielo gridava: beviamo ragazzi beviamo alla salute dell’onorevole trombato. Onorevoleeeee…attaccati ‘o trammi. E tutti a gridare: Totò, hippi hippi,o muru!
CICCIO: ma eu sacciu ca non può ricoprire tutti e due i ruoli. O stà mpalermu o a Roma. Non è ca si pò futtiri tutti cosi iddu, manciari a ddu muccuna. Nà cosa lavi ‘a lassari.
ATTO III°:
L’incontro ha luogo alla taverna da ‘ngrasciata
TOTO’ : a Scì oggi presentai ‘u ricursu. L’Avvocatu mi retti nà bella notizia. Mi rissi che deve scegliere: o va a Roma o sta a Palermo. E’ sicuru. Minchia ca s’angagghiu a na banna, cci ha fari viriri i surci virdi. Iddu cu ‘mmia avi a cummattiri.
CICCIO : voi viriri ca si dimetti da Roma? Ca ti costringe a prendere l’aereo che tu non hai mai voluto prendere. Puru sta supicchiaria tavi a fari. Disonorato che non è altro.’U signuri cciavi a pinzari pì iddu!
ATTO IV°:
questa volta l’incontro ha svolgimento presso la panelleria du zzù Caliddu a Porta Carbone
CICCIO : Totò, come va? Che si dice a Roma?
TOTO’: ma come deve andare. Va male. Nel gruppo siamo tre gatti e Berlusconi nemmeno ci calcola .Un cuntamu ‘u restu di nenti. Si pari a mia minni vaiu. Ci ho pensato. E si nninni emu cu Raffaeli ca è nto guvernu? Chinni rici? Non ti pari bbona a pinsata?
CICCIO: Certo che è bbona. Nni facemu una corrente e ci prepariamo per il gran salto. Alla faccia di ddu fumiraru che spadroneggia, distribuisce soldi a destra e a manca, sponsorizza festi e fistini. A Partinico, addirittura ddu foddi da televisioni, pì sfuttilu, ‘u chiama santu. C’è uno ri picciotti ca cci telefona tre volte al giorno e quannu parra di iddu ci veni ‘u trimulizzu. Il Sindaco, poi, non fa altro che dire: l’Assessore fece questo, l’Assessore fece quello, disse questo, disse quello, oggi va qua, domani va là. Ma si mi riesce?
TOTO’: chi voi diri? Che cosa ti deve riuscire? Dimmi tutto e non mi nascondere niente.
A QUESTO PUNTO CICCIO PARLA ALL’ORECCHIO DI TOTO’:
TOTO’: ma chi mi rici? Non ci posso credere. Ma la fonte è sicura? Te l’hanno dato per certo?
CICCIO: sicuru comu ‘u suli. Totò ‘ncucciau, ncucciau comu ‘u surci. Iddu un si sintia spertu, un si vappariava, un facia scumazza? Totò, domani compra il giornale e per la gioia ti verranno le lacrime agli occhi. Chiamami, chiamami e poi mi dirai se non sono un mago.
IL GIORNO DOPO LA STAMPA RIPORTAVA LA NOTIZIA: ”VOTO DI SCAMBIO IN SICILIA. COINVOLTO UN ASSESSORE DELLA REGIONE”
ATTO V° (ED ANCHE ULTIMO)
LA SCENA HA LUOGO DENTRO LA STANZA DEL SINDACO
U sintistivu? L’accattastivu u giurnali? Picciò, morti semu. Nni finiu a schifiu, squagghiau comu a cosa da’ zzà Bittidda.
Bart boccheggiava disteso sul divano posto all’ingresso e diceva: “ditemi che non è vero, ditemi che sto sognando”; Jhonny sudava freddo e chiamava a intermittenza: “mammaaa!”; Kate con gli occhi sbarrati ebbe bisogno di Benina; a Vito finalmente gli si imbiancarono i capelli; Nardo, che era entrato da poco ed aveva ancora in mano un prototipo di scopa per la raccolta differenziata da far vedere al Sindaco, sembrava un pugile che ha appena ricevuto un huppercut; Antonella girava attorno al tavolo e ogni tanto abbozzava un “terzo tempo”; Sal con la testa tra le mani guardava fisso a terra e con un filo di voce invocava San Crispino con parole non certo riguardose.
E Tanino? Tanino, sornione, se la rideva sotto i baffi.

giovedì 26 febbraio 2009

UN SINDACO NON PUO' NON ESSERE PRESENTE!

Ieri a Partinico hanno avuto luogo due iniziative di un certo rilievo.
La prima: una conferenza stampa della CGIL tenuta dal Segretario generale della Camera del Lavoro di Palermo a sostegno della lotta di 14 dipendenti della SicilConad di Partinico che non sono stati più riassunti perché - questa é la motivazione addotta dai lavoratori - hanno avuto l'ardire di scegliere un sindacato e con questo cercare, per quanto sia possibile, di tutelare i loro diritti. Chi é stato presente alla Conferenza si é reso conto di quali, CONCRETAMENTE, siano gli effetti della legge 30 meglio conosciuta come legge Biagi, che tanta parte del centro sinistra continua a difendere che ha sostanzialmente affidato agli umori e soprattutto agli interessi di padroni e padroncini la vita dei lavoratori, i loro diritti, la loro stessa dignità. E la SicilConad di Partinico rappresenta, per quanto dichiarato in Conferenza, un vero e proprio laboratorio in cui sono state sperimentate e si continuano a sperimentare le politiche più odiose nei confronti dei lavoratori, quelli assunti in maniera clientilare e su sollecitazione di "politici" locali e quelli, la minoranza, per ragioni tutte professionali. Sarebbe ora che la CGIL, soprattutto e finalmente quella di Partinico, ponesse una forte attenzione a quanto in quell'azienda accade così come in tante altre di cui poco si parla, così come sarebbe opportuno che la Presidenza della Lega delle Coopertaive, cui aderisce la SicilConad, avesse chiaro quel che abbiamo ormai chiaro tutti noi e si prodigasse per riportare dentro l'azienda i 14 lavoratori che hanno perso il lavoro non certo per incapacità e meno che mai per difficoltà aziendali ma per altre ragioni sottolineate dal Sindacato e dai lavoratori.
Dispiace dire che a quella Conferenza, sebbene invitato, non abbia partecipato né il Sindaco né altro suo Assessore delegato come se quella questione non riguardasse un pezzo importante della comunità partinicese loro amministrano.
La seconda iniziativa, annunciata già da alcuni giorni, ha avuto luogo ieri sera presso l'auditorium della scuola "Carlo Alberto Dalla Chiesa". Era stata annunciata la sicura presenza dell'Assessore regionale all'agricoltura (il quale, assente, ha inviato la sua portavoce e cioé una gentile signora che s'intendeva di agricoltura come il sottoscritto di fusione nucleare) si doveva discutere di questioni riguardanti la situazione dell'invaso Poma. Alla luce del risultato di ieri dico con un certo rammarico personale che si é voluta perdere un'occasione importante e cioé di consentire, paradossalmente e proprio per l'assenza del rappresentante del Governo regionale, un'ampia discussione anche per la notevole presenza oltre che di agricoltori, di consiglieri comunali, rappresentanti delle forze politiche, lavoratori del Consorzio e l'intero Consiglio di Amministrazione della Cooperativa Consorzio irriguo Jato. Questo importante confronto si é voluto, incredibilmente, impedire (addirittura non si é voluta dare la parola a Pino Lombardo che della Coop. irrigua é Presidente), soprattutto da parte dell'organizzatore e cioé del Consigliere provinciale del PdL Vincenzo Di Trapani il quale, al contrario e secondo un vecchio copione in uso nella Prima repubblica, ha ritenuto di dare la parola "per un saluto" all'Assessore alle attività produttive del Comune di Partinico, Vito D'Amico, che s'intende di agricoltura come, sempre il sottoscritto, s'intende di vulcanologia, e non a quanti erano seriamente interessati alla questione. Le ragioni sono apparse abbastanza chiare: non una iniziativa per un confronto ampio ed una forte e chiara ed anche aspra discussione sulle sorti della nostra acqua e della nostra agricoltura, ma una semplice, modestissima, puerile iniziativa propaganistica che si é risolta in un vero e proprio "flop" nel senso del risultato politico.
Ovviamente anche in questa occasione l'assenza del Sindaco non solo fu stigmatizzata ma aspramente criticata.
I due avvenimenti ci spingono, come Comunisti, a dire con forza e chiarezza alle due organizzazioni dei lavoratori che si dovrebbero richiamare, forse ancora ad oggi, ai valori della "sinistra" e cioé la CGIL e la Confederazione Italiana Agricoltori (CIA): voi avete l'obbligo morale di riprendere nella mani le fila di un'azione politica perché la vostra palese, ingiustificata, quotidiana assenza sul piano dell'azione politico-sindacale é la ragione che contribuisce a far precipitare in una crisi gravissima le Istituzioni, deteriora quotidianamente il tessuto democratico, fa precipitare le classi lavoratrici in una voragione sempre più profonda che alimenta l'individualismo, il populismo e soprattutto il qualunquismo. Ciascuno di noi dovrà, al momento opportuno, dare conto e ragione del suo ruolo, di quello che é stato e di quello che avrebbe dovuto essere.

Toti Costanzo

martedì 24 febbraio 2009

POLICENTRO DAUNIA: RICOMINCIA LA "STORIA"

Sono anni ormai che l'ing. Lino Iemi mantiene una costante frequentazione con la nostra città. L'ingegnere, é noto a tutti, rappresenta la Policentro Daunia cioé una società che a Partinico con una incredibile quanto spregiudicata operazione sostenuta da un "pezzo pesante" di Forza Italia, che nel 2000 conquistò il governo della città, si accaparrò sostazialmente quasi tutta l'area disponibile in contrada Margi del Piano Regolatore e destinata ad attività produttive. Una storia che Partinico conosce molto bene, che il nostro Partito ha reso con l'impida chiarezza - sia dentro che fuori il Consiglio comunale - all'opinione pubblica soprattutto per gli intrecci intercorsi tra affaristi e politici spregiudicati sia di centro destra che del vecchio centro sinistra e che le cronache di questi sette anni hanno ben reso evidente. Oggi l'ingegnere Iemi ritorna a Partinico per l'ennesima volta e per l'ennesima volta incontra una Giunta e un Consiglio comunale guardandosi bene, però, questa volta dal frequentare private abitazioni che misero in evidenza non solo la complessità e l'appetibilità degli interessi che ruotavano e ruotano attorno a questo che come Partito, e da subito, definimmo un "affaire" ma, soprattutto, come i vecchi vizi di una certa vecchia quanto decrepita "politica" mistificatoria erano ancora duri a morire. Iemi incontra tutti e tutti rimangono contenti. Qualcuno, addirittura, estasiato. Il Sindaco, forse, pensa ad un radioso futuro politico avendo di già assoporato il peso del potere economico quando entra anche in maniera discreta nell'agone, lo stesso alcuni suoi giovani e scalpitanti collaboratori smaniosi di "bruciare le tappe", altri restano davvero convinti che trattasi di "irripetibile occasione", qualche altro ancora come i cani bastonati resta a guardare probabilmente mordendosi le labbra e sperimentando, de visu, quanto i nostri avi solevano dire: chi troppo vuole....
La Policentro si farà? E cosa costruirà. Il centro commerciale? O cosa? E se costruirà il Centro commerciale fondato, presupponiamo, sul commercio degli alimentari cioé l'unico settore che "tiene" nelle vendite essendo tutti gli altri in grave crisi (pare che stia per chiudere "Migliore" mentre la GEA ha fortemente ridimensionato l'attività) allora sarebbe interessante capire quale vanataggio l'ingegnere e i suoi sostenitori economici avrebbero nel costruire un grande centro commerciale quando Partinico dispone già di alcune decine di migliaia di metri quadrati di strutture per la vendita in questo settore? Chi reggerebbe, il Centro della Policentro o i nostri imprenditori locali che tra Partinico e Borgetto hanno investito una fortuna in questo settore? Se poi c'é ancora qualche allocco, tipo qualche Consigliere provinciale in carica, che crede nella favola della costruzione degli impianti sportivi, dei cinema e degli alberghi allora appare evidente che il progetto della Policentro sarà come l'araba fenice "dove sia nessun lo dice, cosa sia nessun lo sà".
Attendiamo gli eventi mentre una domanda al Sindaco Lo Biundo la vogliamo porre: é a conoscenza, signor Sindaco, che il nostro Partito ha presentato, nella precedente consiliatura, quando Ella era anche Presidente del Consiglio comunale un' ampia, articolata documentazione(che se vuole Le faremo avere in copia) nella quale denunciavamo, sulla vicenda Policentro, procedure ILLEGITTIME e per la quale documentazione l'ex Segretario Generale dott. Lucio Guarino chiese agli "uffici competenti" di rispondere al nostro Partito? Ed é a Sua conoscenza che quella risposta il nostro Partito non l'ebbe mai? Forse la vorrebbe dare Lei prima di proseguire con le procedure, i tavoli tecnici, le conferenze di servizio, gli sportelli unici e quant'altro?

Toti Costanzo

domenica 22 febbraio 2009

COME DON PIDDU ASSEGNAVA LA PENSIONE

C'é una cosa che mi ha molto colpito nel leggere la stampa che si é occupata dell'elezione dell'ex democristiano Franceschini a Segretario del PD e cioé di come i trentenni e i quarantenni di quel Partito abbiano posto il problema del ricambio generazionale nel Partito Democratico. E l'hanno fatto con un cinismo, una crudezza di cui, purtroppo, soltanto i giovani sono capaci . " I vecchi - dicono in buona sostanza - devono togliersi dai piedi e lasciare a noi la guida, ad ogni livello, di quel Partito. A noi che non siamo stati né comunisti né democristini".
Leggere questo per uno come me che é vissuto e cresciuto dentro un Partito che dei "vecchi" aveva ed ha rispetto, orgoglio, addirittura venerazione e che si é formato alla loro scuola politica, mi provoca grande tristezza mista a rabbia ed anche a preoccupazione. Preoccupazione per il futuro del nostro Paese essendo il PD un Partito che riscuote ancora ad oggi tanti consensi. Come é possibile - mi chiedo - annullare la memoria, la storia, il vissuto che ha fatto crescere politicamente ed eticamente tante generazioni, che ti hanno fatto vedere quel che tu con i tuoi occhi non avresti mai potuto vedere, dare senso alle cose, comprendere ed anche amare? Compagni anziani, ancora più anziani di me che hanno tanto ancora da insegnare, che ti sollecitano, ti pingono a riflettere, che ancora ad oggi ti aiutano a comprendere.
Noi onoriamo i nostri compagni
con l'insegnamento dei quali siamo cresciuti, la cui saggezza ci aiuta ancora ad oggi a resistere, ad avere fiducia, a lottare. Li vogliamo sempre con noi, ascoltare la loro parola, i loro consigli, i suggerimenti, le indicazioni.
E' per rendere omaggio ad un compagno "anziano" - e nello specifico si tratta di Nino Cinquemani "u russu" (per distinguerlo da Nino Cinquemani "il Maestro") che oggi voglio pubblicare un suo scritto, una significativa "storiella" e invitare i nostri lettori, i nostri compagni, i nostri giovani a riflettere e meditare per capire attraverso lui cosa era "ieri" la società e qual'é quella di oggi. Capire, cioé, cosa era la società dei "don Piddu" e quella che é oggi dopo decenni di dure lotte, sacrifici immensi. Sacrifici anche della vita.
COME DON PIDDU ASSEGNAVA LA PENSIONE

PRIMA CHE DELLA PENSIONE SE NE OCCUPASSE LO STATO
( di Nino Cinquemani "u russu")

Don Piddu teneva nella sua proprietà di Mirto un tal giovane dal nome Salvatore il quale, ovviamente, gli portava tanto rispetto anche se non si rendeva conto che il suo stato non era da dipendente ma da "quasi schiavo". Nel feudo di Mirto Salvatore vi aveva "la campata" nel senso che di quel lavoro lui e la sua famiglia vivevano. Salvatore coltivava gli ortaggi, il fieno per gli animali, il frumento e badava anche alle mucche che lì pascolavano. E a don Piddu, tutte le volte che andava a Mirto si occupava della mula, la "governava", puliva le staffe, sistemava la sella. Un giorno don Piddu, visto che Salvatore aveva nei suoi confronti tanto riguardo e gli portava rispetto ed era anche un grande lavoratore, gli fece una proposta: "Salvatore- gli disse - vuoi fare <<l'annaloro>> nella mia proprietà?". Cioé gli chiese se voleva lavorare nella sua azienda per l'intero anno e cioé stabilmente. Ovviamente Salvatore annuì e don Piddu, allora, gli disse: "Domenica alle ore 9 tu scendi da Borgetto che stipuliamo il patto".
Salvatore la domenica si lava, lucida le scarpe con il fumo della pentola, mette la camicia nuova e pantalone di velluto e scende a Partinico. In paese trova don Piddu già pronto, con vestito nero e cravatta di seta, cappello a falde larghe e una lunga catena d'oro collegata ad un orologio che trovava allocazione dentro il taschino del gilet. Salvatore rivolgendosi a don Piddu disse: "Don Piddu, ma non dovevamo fare un patto?". Don Piddu gli rispose che si, avrebbero fatto il patto ma prima aveva una cosa urgente da fare. Un appuntamento il Piazza Duomo. Scesero lungo il Corso e all'altezza di via Cappellini un vecchietto gli viene incontro e gli dice piangendo "Don Piddu, oggi siamo completamente a dieta"(leggasi: digiuno). Allora don Piddu senza batter ciglio gli regala una moneta da cinque lire e rivolgendosi a Salvatore: "'U zu Mommu ha lavorato per 25 anni nella mia azienda".
Scesero ancora e arrivati in via Fratelli Di Liberto lo ferma 'u zu Liboriu. Stessa richiesta con la stessa motivazione e questa volta don Piddu gli regala una moneta da dieci lire e dice a Salvatore."'U zù Liboriu ha lavorato per me per 35 anni".
Scendono ancora e a largo Modica lo ferma 'u zù Bastiano che chiede l'elemosina e gli dice. "Don Piddu é da due giorni che non mangiamo. Ed io piango per i miei figli". Allora don Piddu gli regala 20 lire e dice a Salvatore: "'U zù Bastianu ha servito la mia famiglia per 40 anni".
Ed é a questo punto che Salvatore si ferma e rivolgendosi a don Piddu gli dice: "Don Piddu io fino ad oggi ho lavorato per lei. Ma ora io non intendo fare con lei nemmeno un passo né voglio fare patti perché ho capito che tutti quelli che hanno lavorato per lei si riducono con la mano tesa a chiedere l'elemosina. E da domani non mi vedrà più nemmeno nel feudo di Mirto. Meglio morire di fame che diventare schiavo e nella vecchiaia ridurmi come 'u zù Mommu, 'u zù Bastianu, 'u zù Liboriu".
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La storiella, carica di una forte verità, finisce qui. La lasciamo alla riflessione di chi ha il piacere e la voglia di leggerci ringraziando il compagno Nino per quel con la sua modestia, la sua semplicità, la sua saggezza, la sua esperinza ci insegna ancora. Noi e lui insieme e SEMPRE nel Partito dei lavoratori.
Toti Costanzo

giovedì 19 febbraio 2009

IL MATRIOSKO BART

Quando Bart con una certa nonchalance e da cicisbeo di gran classe qual'é, rispose alla domanda delle belle e giovani intervistatrici di Tele Jato prima e di Tele Occidente poi e spiegò che erano stati raggiunti due importanti obiettivi per il potenziamento dei servizi della Biblioteca comunale aggiungendo che uno dei due progetti era riuscito "ad acchiapparlo per i capelli"(testuale), "nni lavissimu manciatu vivu".
No, non perché le sue teneri e rosee carni ispirano antropofagi sentimenti ma per la gioia che ci procura il suo dire, il suo fare, la sua felicità di vivere. Per cui manciari vivu é un modus dicendi cioé é l'omologo di ti stringo al petto con fare paterno, ti accrezzo le goti, ti liscio i capelli e ti rivolgo dolci parole piene di affetto e comprensione. E in più ti canto: "Dio, come ti amo!"
Lui parlava e parlava, citava dati e cifre, ringraziava da ragazzo ben educato, novello Capezzone, non solo l'Assessore regionale al Bilancio ma soprattutto "il suo Antonelllo". Antonello il brizzolato benefattore, il prodigo cicionicolosiano, quello dei quarantacinquemila 'na lira chhiù 'na lira menu che in estate accesero le migliaia di lampadine del Corso, suonarono, cantarono, ballarono, recitarono in Piazza Duomo. Antonello che ci conserva le classi del superiore, che salva il posto ad un Direttore amministrativo della scuola e ad alcuni bidelli. Antonello il magnifico, il munifico, il benefico anche se Sal Le Blond, in un conato di sincerità, si lasciò scappare che tutto questo ci é costanto tanti voti chiesti ai Partinicesi per lui. Sommessamente chiediamo: e se i voti non glieli avessero dati? Tutto sarebbe finito a cachì?
Abbiamo detto tra noi e noi pensando a Bart:"Hai visto? Hai visto come allontanatosi da quei loschi barcaiuoli (e soprattutto da quello del quale Cola, in un lontano Consiglio comunale degli anni '70, ebbe ad appellare dicendo: di baffo e pizzo ti sei adornato...) che lo tenevano ingessato impedendogli per anni di schiudersi come una farfalla compressa dentro il bozzolo, ora ne esce e si libra nell'aria svolazzando un pò qua e un pò la? Che gioia vederlo volare, librarsi nell'aria e toccare il cielo con un dito, innalzarsi, piroettare sfruttando le correnti d'aria come fanno i leggeri alianti per poi puntare a bassa quota quasi a toccare il suolo per, quindi, con un inpennata, uno scatto di reni, risalire sempre più in alto sempre più sù nel blu dipinto di blu".
E che importanza ha se della SCUOLA non riesce ad occuparsene perché quando arriva lui, dice la Direttrice: "E' già passato Jhonny". E che importa se i BENI CULTURALI che dovevano rappresentare il suo cavallo di battaglia, il segno distintivo di tutta la sua esistenza, la sua vittoria su tutti i fronti li vede come si suole dire "col binocolo" perché se ne impossessò Jhonny. Si, Jhonny sempre Jhonny. E che importa se la delega alla CULTURA é un involucro vuoto nel senso che Sal gli fece "il pacco" come quando i piazzisti napoletani ti appioppano un Rolex per poche lire, tu ci caschi, apri l'astuccio e al posto dell'orologio ci trovi un pizzino con scritto: "Cucù! Prova un'altra volta". Tu dici che le sue deleghe sono come le matrioske nel senso che ne levi una e ne trovi un'altra e poi ancora un'altra senza mai poter concretamente toccarne una, averla in mano usarla per il piacere di dire: "Si, questa delega é veramente mia e ne faccio l'uso che voglio". Meno male che ogni tanto quelli della Terza età lo invitano anche se sulla busta sta sempre scritto: "Egr. Ass. Bart. con preghiera di presenziare solo se accompagnato da Jhonny, Kate e Antonello 'u busacchinaru"
"Ma soldi ne arrivano?" incalzarono le intervistratici. "No, soldi non ce ne sono ma ci daranno servizi, mobilio, corsi di formazione, hard e soft, cose che ci faranno fare il salto di qualità, che ci inseriranno in un circuito italiano, ma che dico italiano, europeo, mondiale. Che ci consentirà la diffusione di suoni, la riscoperta dell'America, l'evoluzione della specie da superare le scoperte di Darwin, la riduzione del buco dell'ozono, la salvaguardia del cammello libico e della palma tunisina, la pillola del giorno dopo....". Continuava e continuava a parlare mentre le intervistratrici comprendendo che era andato "su di testa" chiamarono con urgenza Peppe che, sapendo, si precipitò e senza profferir parola l'accompagnò dritto dritto per una lunga degenza con prognosi riservata.

lunedì 16 febbraio 2009

E PAULU MUCIDDA RITORNO' ALLA RIBALTA

E' vero! Ogni tanto si ha la necessità di fermare la forsennata corsa della nostra vita per cercare di fare "il punto della situazione", riflettere, pensare al passato più o meno recente. E quanto più lunga é la nostra vita tanto più scorrono davanti a noi colori, rumori, immagini, ambienti, personaggi. Di un mondo che non esiste quasi più.
Chi si ricorda, ad esempio, di personaggi quali "Nnaccaru"? E chi di "Peppi nappa", "Tina 'ntrusciaa", "Turi cià-cià". E di "Vicenzu quinniciliri"? E di come vestiva "laicchi me bricchi" un omino che ad ogni cinque minuti si lavava le mani alla fontana degli otto cannoli guardandosi attorno con circospezione? E di "Ninu Rannazzu" che si fermava davanti a te e ti apostrofava dicendo: "Cumpari, comu siti" e noi a rispondere: "Bonu e vui? E Nino portando il dito indice davanti la bocca e sfoggiando un bel sorriso rispondeva:"Cumpà, pipa". Come a dire: manteniamo il segreto tra te e me.
Finito il mondo della nostra infanzia, dei giochi improvvisati, creati, costruiti sulle necessità. Una specie di arte di arrangiarsi alla quale mancava ciò che oggi abbonda. E si giocava con quel che si aveva: pisuli, canneddu, mazza e scanneddi, quattru canti, scarrica canali. Una società semplice, meno complicata, forse più sincera e dove la politica non era strumento di divisione perché sconosciuta ai più i quali vivevano, però, di duro lavoro. Soprattutto i lavoratori della campagna, burgisi o braccianti che fossero che si avviavano ai campi con cavaddu e carrettu, mula o sceccu e perfino a piedi quando ancora non era nemmeno sorto il sole.
Quel mondo, per certi versi e per fortuna, non c'é più, scomparso sotto l'impeto delle lotte dei lavoratori, della scienza, delle nuove tecnologie, dell'economia che diffonde benessere senza tuttavia avere la capacità di eliminare diseguaglianze, ingiustizie, miseria.
Tuttavia quel mondo si caratterizzava anche per la crudeltà verso quelle persone che ho citato all'inizio del post, portatori di diversità, spesso intellettivamente limitati, affidati alla strada o soltanto alla misericordia delle famiglie che, non sempre, ne aveva rispetto e compassione considerandoli "castigo di Dio". Uomini, o anche donne, che venivano sottoposti a umiliazioni inaudite, dileggio anche per l'incapacità a difendersi, limitati nelle funzioni psico-motorie, usati per i lavori più umili, appellati nei modi più strani o, meglio, più coloriti ed inusuali e che diventavano elementi di paragone tra persone e soprattutto utilizzati per definire, in negativo, interlocutori, avversari, nemici. Dire, ad esempio: "Sì comu Turi cià-cià, Curricachiovi o nnfù-nnfù" significava il massimo della disistima, dileggio, disprezzo.
Non avrei scritto "di botto" queste poche, semplici ed ovvie note se non avessimo, di recente, registrato i provvedimenti di questa Amministrazione comunale nei confronti di tutte queste fasce deboli della nostra popolazione ed ascoltato le interviste rilasciate a Tele Jato da una anziana signora fuori di sé dalla rabbia e giustamente, perché questa Amministrazione comunale tra le tante altre incredibili provvedimenti, ha annullato il servizio di assistenza domiciliare che per tanti di loro é stato ristoro, ausilio, conforto motivo per continuare a vivere. Diceva quella signora: "Senza quell'assistenza per cui ogni giorno veniva una lavoratrice che mi aiutava, mi accompagnava, mi dava conforto e compagnia sarei, come oggi sono, una sepolta viva. Era un fiorellino ca' trasia 'nta me casa". E nella rabbia espressa attraverso il provvidenziale microfono la signora, riferendosi al Sindaco responsabile, a suo dire, di tali nefasti provvedimenti, ebbe a dire: "Ma cu é stù Lo Biunnu? Ma accù cci misiru pì Sinnacu? Si cci mittianu a Paulu mucidda era megghiu!"
Paulu mucidda! Da quanti anni quel nome non veniva più utilizzato quale elemento di paragone, cioé mezzo attraverso il quale definire le capacità di una persona. Come a dire in maniera molto cruda come soltanto il nostro dialetto può: "Sei come Paulu mucidda. Cioé una cosa inutile!"
Appare necessario che quanti oggi hanno in mano il governo della città riflettano su questi giudizi sommari sulle loro persone, certamente frutto di esasperazione in ragione della grave crisi economica che stiamo vivendo. Se non si comprende questo - ed io ho seri dubbi che sia compreso - gli effetti, nel tempo, saranno devastanti non solo per costoro, per la loro credibilità, per il ruolo che svolgono ma soprattutto per l'intera collettività.
Dunque é comprensibile la durezza di giudizio nei confronti del Sindaco e della sua Amministrazione, anche se personalmente non mi sentirei di sottoscriverla dal punto di vista umano, ma rappresenta un campanello di allarme molto serio che quella cittadina ha suonato partendo dai suoi più immediati ed urgenti bisogni.
Siamo all'emergenza sociale e se non si comprende questo, allora é necessario operare con determinazione per il cambiamento, senza dare tregua a chi pensa che alla politica "si possa giocare", che le questioni possano restare tutte interne al ceto di appartenenza. Sarebbe molto grave, appunto, se la "Politica" a Partinico non ritornasse ad essere una cosa molto, ma molto seria.
Toti Costanzo

giovedì 12 febbraio 2009

VADO A BRUXELLES E TORNO

Mentre il Sindaco Lo Biundo vola a Bruxelles con lo scopo assolutamente condivisibile di costruire un rapporto con l'Europa e le sue possibili, favorevoli opportunità anche per la nostra città (ma l'efficacia sarà tutta da verificare) e, dunque, "vola alto", i problemi amministrativi, quelli la cui soluzione dipende dalla sua amministrazione, cioé quelli terra terra, arrancano, languono, anzi si aggravano. Sopprime, sostanzialmente, il servizio di assistenza domicilire (SAD)come in una puntuale nota ha denunciato ieri la compagna Franca Tranchina che fu Assessore alla Solidarietà, aumenta le rette degli asili nido, il costo dei pasti per i bambini della materna, le tariffe sui rifiuti solidi urbani, trasferisce gli impianti dell'acquedotto all'APS i cui costi saranno una mazzata per tutti i contribuenti, invia richieste di pagamento del canone idrico per il 1999 violando il Regolamento in vigore presso il nostro Comune (chiede il pagamento IN UNICA SOLUZIONE quando il Regolamento prevede la rateizzazione) e non considerando, come non considerò Motisi, le sentenze dei Giudici di Pace del nostro Tribunale che hanno dato e continuano a darci ragione condannando il Comune di Partinico sordo a qualunque richiesta di accordo, di giusta transazione con i contribuenti. Chiederemo, come Partito, un pronunciamento su tutta la vicenda dei costi del servizio idrico, alla Corte dei Conti.
Ma non si ferma quì l'azione devastante: aumenta, addirittura, l'addizionale comunale che ci ha regalato l'ex Commissario straordinario Bonura. Un ulteriore colpo inferto al ceto medio stremato dalle politiche dei governi nazionale ed anche regionale, sprofondando sempre più le fasce deboli e debolissime della nostra popolazione.
Di converso, però, costruisce quotidianamente una politica delle "mance": l'affitto di locali privati a te, il nuovo Comandante della Polizia Municipale a me, il Direttore Generale a noi, l'aumento delle ore lavorative per i "nostri" ex LSU, lo straordinario a questo ufficio e non a quello mentre la macchina burocratica, senza alcuna autorevole guida, arranca e tanti dipendenti comunali "figli di nessuno", protestano per gli ingiustificati spostamenti da un luogo di lavoro all'altro. Proprio l'altro ieri la protesta di uno di questi richiamò l'attenzione dei passanti in quanto durante quella settimana aveva ricevuto ben due ordini di servizio diversi tra loro e senza una plausibile giustificazione.
Un pò come soleva fare l'ex Sindaco Giordano (ma neppure Motisi ne fu immune) che in tema di trasferimenti di personale dimostrò una capacità dinamica quanto sconvolgente.
Ma l'azione di questa Amministrazione non si ferma quì. Di fronte ad una grave crisi economica che colpisce con forza il Comune non trova di meglio che pensare di "sfardari" 70/80 mila euro l'anno per assumere ILLEGALMENTE un nuovo Comandante dei Vigili ricorrendo ad un "esterno" piuttosto che individuare all'interno un nuovo Responsabile, oppure di affidare ad un'Associazione della quale Presidente é un congiunto del vice Sindaco, l'uso dei locali del Centro diurno degli anziani allocato all'interno dell'ex Arena Lo Baido. E il Segretario comunale non trova di meglio, quale giustificazione, di inviare una nota a Tele Jato che aveva picchiato duro sulla questione. Un deja vue. Vi ricordate la delibera che trasformava in co.co.co alcuni ex LSU? Ed erano amici, parenti e compari di amministratori comunali. Allora "c'era e non c'era" quale firmatario dell'atto deliberativo, l'ex vice Sindaco Enzo Briganò? Oggi é toccato a Tanino La Corte: era o non era presente nella seduta di approvazione dell'atto deliberativo?
Anche in quella occasione fu trovato un Segretario accondiscendente a dimostrazione di come questa categoria di professionisti che una volta godeva di stima, autorevolezza e prestigio in ragione dell'essere autonomi e depositari della legalità degli atti amministrativi, sia diventata appendice di un potere politico e, dunque, ad uso e consumo dei governanti di turno.
Lo Biundo vola a Bruxelles, volando alto, mentre i suoi "ingegni" congegnano di chiedere, addirittura, la tangente di 50 euro anche ai disabili che intendono visitare i loro defunti presso il Cimitero sprofondando nel ridicolo. Una cosa mai vista, inaudita al punto di richiedere un intervento mortificato, seppur correttivo, da parte di alcuni Consiglieri comunali di maggioranza che farebbero meglio, a mio modesto parere, a controllare di più e a giustificare di meno.
Questa Amministrazione comunale vive "alla giornata", senza slanci, senza spinte, senza motivazione, senza afflato. Aggiungerei "senza cultura politico-amministrativa". Si avvita, si arrotola quotidianamente su se stessa.
Io personalmente, ma neppure il mio Partito, apparteniamo alla categoria politica del "tanto peggio, tanto meglio". Al contrario riteniamo che quanto avviene sia un danno per la nostra città, per la nostra vita democratica se non si manifesteranno chiari, immediati e determinati cambiamenti di rotta. Ma questi otto mesi, che non sono certo pochi, ci spingono a dire che non si può essere ottimisti.

Toti Costanzo

martedì 10 febbraio 2009

LETTERA AD UNA "PROFESSORESSA" (di don Totò da Milano)

EGREGIA PROFESSORESSA alla Piemme, alle Poggi ed anche al Camposanto, Le inviamo questa lettera frutto di una articolata e sofferta lacerazione interiore durata alcuni giorni alla fine dei quali ci siamo convinti, come dicevano i nostri avi, che "testa ca' nun parra si chiama cucuzza". E allora ci rivolgiamo a Lei per manifestare tutto il nostro entusiasmo e rispetto nei confronti dei suoi notevoli ed apprezzabili propositi esplicitati nell'occasione della recente Conferenza stampa e che Le fanno sicuramente onore. La qual cosa ci spinge, con la presente, a rilevare ed esplicitare.
Noi ci siamo permessi di attribuirLe, attraverso questa lettera, il titolo di "Professoressa" parafrasando una Lettera ben più prestigiosa e scritta tanti anni or sono da certo don
Milani, dopo avere seguito con animo sospeso, pendendo dalle sue labbra, quanto da Lei dichiarato con profonda, visibile, palpabile, toccante emozione durante quella Conferenza: "I Vigili urbani - Lei disse - educheranno i cittadini al pù rigoroso rispetto delle leggi!"
Parole che dal Palazzo municipale uscirono rimbalzando come palle di fuoco che, dopo avere attraversato valli e contrade, superato fiumi e monti, toccarono il cuore di ciascun popolano. Lei non ebbe modo di sentire ma Le assicuriamo che migliaia e migliaia di mani batterono all'unisono per manifestare assenso, condivisione, osanna ed infine prolungatissimi oooolééé.
Così come Lei non ebbe ad accorgersi, presa com'era da grande, immensa emozione, con quale affetto fraterno, solidale, imperituro pendevano in contemporanea dalle sue labbra non solo Bartolo, che all'occasione tirò fuori il meglio del suo repertorio e nella fattispecie "l'occhio di triglia", ma soprattutto Salvo e Giovanni. Estasiati, poi, Tanino, Antonella, Nardo e perfino Vito che, come é noto, sostengono quanti lo conoscono bene, é "santu c'un sura" nel senso di non provare alcuna emozione tranne quando partecipa all'annuale processione di San Palino o quando ospita "'a Marunnuzza ri Mastri". Oppure (ma questa é la solita, vecchia cattiveria di un noto personaggio del passato oramai "scacato")quando parla di Policentro. Eppure, nell'occasione, anche Vito fu fortemente toccato e commosso, fin quasi alla umidificazione delle palpebre.
Gentile "Professoressa" ci consenta manifestarLe la nostra devozione soprattutto per avere rassicurato la moltitudine di giovani della nostra città e del circondario che, quanto sostenuto da alcune malelingue dal senno uscite, non risulta a verità. Infatti non é assolutamente vero che Lei sconosce l'esistenza della Consulta Giovanile, cos come non risulta a verità che Lei non abbia mai presentato, in questi lunghi, faticosi ma entusiasmanti otto mesi (come gli otto cannola di Piazza Duomo) alcuna proposta o ,come si suole dire, "progettualtà" in direzione della nostra amata gioventù. Cosiì come non é vero che sconosce l'associazionismo giovanile (tranne quello della contiguità), quello culturale e quello politico perché é a tutti nota la quantità d'incontri che Lei ha concretizzato con loro in questi mesi. Al punto che qualcuno fu costretto a chiederLe di sospendere le sedute per evitare il rischio di una overdose, cioé un eccesso di partecipazione corale fruttuosa ed altamente produttiva.
E non importa se nella foga della proposizione verbale, e citando gli innumerevoli interventi delle maestranze comunali operate nel sacro luogo dove riposano in pace i nostri cari, Le sfuggì di dire, a proposito di loculi, aree cimiteriali da assegnare, spazi da coprire che bisognava trasferire (ci creda, sono sue testuali parole) le "salme decedute". Poca cosa rispetto alla mestosità del projet financing di cui Lei ebbe ad essere custode e proposto da un'ATI locale con lo scopo di realizzare l'illuminazione votiva e non votiva avendo quale contropartita, per alcuni decenni, la semplice riscossione della tassa sui defunti. Finalmente - si ebbe a dire - avrebbero goduto anche loro di quella giusta illuminazione che non hanno goduto, così come noi non godiamo,"in vita".
Un pò come fecero i suoi antesignani politici della prima Repubblica (allora si chiamavano diccì, pissì, pisdì) e ancor prima che Lei nascesse e dunque non avendone memoria, quando costituirono una società di comodo (come diremmo oggi? politica e affari? corsi e ricorsi?amici, parenti e affini tutti insieme a "mungere" appassionatamente?) e affidarono a questa l'illuminazione votiva che altro non era se non un lungo, miserevole filo elettrico che, come quello di Arianna, collegava i loculi tra di loro con una "lampuzza votiva" che, appena appena aveva la forza di rischiarire. Un vero e proprio affare pagato però dai cittadini con annuali balzelli. Anche voi volete fare così?
Gentilissima prof., noi siamo certi che con la sua illuminata guida la nostra Piemme che quel volgaraccio di Nniria in Piazza del Progresso recentemente definì, in un impeto di bavosa quanto ingiustificata rabbia, "puntuneri", farà il salto di qualità nel senso che il percorso da loro rigorosamente controllato non sarà più Piazza S. Giuseppe - Piazza Garibaldi ma Piazza S. Giuseppe - Piazza Garibaldi e ritorno. Ovviamente con qualche puntata fino al Monumento ai Caduti.
Carissima, sappiamo che la sicurezza della nostra magra e miserevole esistenza Le stà a cuore al punto di convincerLa a collocare lungo gli assi viari più importanti, potenti telecamere che ci riprenderanno ad ogni istante della giornata. Lei giustamente comprende che si potrebbe configurare quale violazione della privacy nel senso che può scovare e sbiugnari gli alliscia balati cronici, contare quante volte acchiananu e scinninu 'nto Cassaru gli sfaccendati, i nullatenenti, i nullafacenti, i pensionati al minimo, i lagnusa ed anche qualche comunista e quantu calia, simenza e nuciddi amiricani vende u' zzu Pitrinu, ma tuttavia si potrà dare, finalmente, una chiara e precisa risposta alla "vexata questio" e cioé: "Ma é vero oppure no che anche i Vigili Urbani entrano ed escono dai bar per prendere ogni tanto un sorso di caffé?"
Con devota osservanza, simpatia e stima.

sabato 7 febbraio 2009

LO BIUNDO, SE CI SEI BATTI UN COLPO

C’è una cosa nelle dichiarazioni del Sindaco Lo Biundo, rilasciate durante la recente conferenza stampa per presentare l’attività amministrativa di questi otto mesi, che mi sentirei di condividere e sottoscrivere e cioè quando afferma che “per la prima volta un’Amministrazione comunale dà il resoconto della sua attività, cosa che altre amministrazioni non hanno mai fatto“. Mi sentirei di condividere e sottoscrivere, però, a condizione che Lo Biundo, per essere veramente credibile, facesse due cose. La prima di specificare, intanto, a quali Amministrazioni comunali faceva riferimento perché altri esempi di comunicazione, nel tempo, ce ne sono ed anche di interessanti. Ad esempio, e tanto per non andare lontani, Gigia Cannizzo pubblicava regolarmente quanto producevano le sue Giunte e, ancora più indietro, Giuseppe Di Trapani da Assessore ai Lavori pubblici pubblicava addirittura un Notiziario completo di informazioni che veniva distribuito ai cittadini. La seconda, se QUOTIDIANAMENTE esplicitasse attraverso il sito del Comune, quel che fa, quel che decide, quel che delibera, quel che determina, quanti, quali dipendenti trasferisce ogni giorno e in quali posti e perché, a chi dà incarichi professionali e perché, a quali Associazioni private affida beni comunali e perché, perché proroga servizi costosi piuttosto che fare le pubbliche gare e perché…..E potrei continuare.

Presumo, allora, che Lo Biundo facesse chiaro riferimento alle due ultime amministrazioni comunali cioè quella di Giordano e Motisi (quest’ultimo, ad esempio, irrideva nei confronti dei comunisti “che parlano sempre di partecipazione!” che rappresenta l’altro aspetto della comunicazione) ma nel contempo dovrebbe spiegare all’opinione pubblica le ragioni per cui, per cinque anni di seguito e senza soluzione di continuità, ha sostenuto il Sindaco Giordano non contestando MAI tutto quanto quel Sindaco e quella Amministrazione producevano, ed anche di nascosto: abusi, soperchierie, assunzioni di comodo, trasferimenti, avanzamenti di carriera per alcuni, punizioni per altri, incarichi di favore, sprechi, nomine, laute prebende ed ammennicoli vari per quanti facevano parte di quella corte. Né possiamo dimenticare che il disastro economico, del quale Lo Biundo oggi lamenta, si debba necessariamente riferire a quella lunga azione amministrativa. Lo Biundo - ma anche gli Assessori Pantaleo e Panzavecchia che fu Segretaria locale del Partito di Nicolosi, gli uomini dell’UDC che ebbero incarichi prestigiosi in quella Giunta, insieme ad alcuni attuali consiglieri comunali di maggioranza - non misero mai in discussione la loro subordinazione ad una “politica” che oggi il Sindaco vorrebbe mettere sott’accusa. Se avessero voluto - ma non l’hanno voluto - avrebbero messo un freno ad un disastroso processo amministrativo che l’opinione pubblica partinicese, alla scadenza del mandato, bocciò sonoramente e senza appello alcuno. Né trova giustificazione quanto denunciato, sempre in quella conferenza stampa, dal vice Sindaco Tanino La Corte (“Stiamo pagando lo scotto di una politica precedente di debiti”) in relazione alla situazione critica dell’Assessorato alla Solidarietà. A meno che La Corte non dica chiaro quali dei due ultimi Assessori alla Solidarietà (Vito Di Marco o Tortorici oppure tutti e due) abbiano avuto pesanti responsabilità in quel settore. Cioé dica come sono state utilizzate le risorse e in quale direzione, quale azione amministrativa nel contenimento della spesa, le ragioni per cui con l’ultima Giunta Cannizzo del 1999, ad esempio, la Casa di riposo raggiungeva il pareggio di Bilancio mentre con gli altri due Sindaci i costi sono arrivati alle stelle. Per non dire delle case famiglia, degli intrecci perversi tra politica ed imprese del settore, delle assunzioni di comodo e di famiglia. E tanto ancora. No, non credo che possano esserci giustificazioni per alcuno.

Dunque buona parte dell’attuale Amministrazione non può addebitare responsabilità ad altri se non prima a se stessa e al loro precedente, complice ruolo. E se quel ruolo non era di complicità allora bisogna dire che eravamo di fronte alla più totale inettitudine. Ma a me, in verità, così non pare. Ora, considerato che Lo Biundo ha manifestato questo interesse per la pubblicizzazione degli atti e specificatamente dell’azione amministrativa della Giunta, di volere ricercare un continuo rapporto di informazione con la città ( “a breve presenterò la relazione semestrale” ) mi permetto di fargli una proposta ben precisa: che nel preparare il Bilancio di previsione 2009 faccia come esattamente fece dieci a anni or sono l’ultima Giunta Cannizzo: CHE PER LA PRIMA VOLTA ( ed è rimasta unica!) NELLA STORIA DI PARTINICO un’Amministrazione comunale, nel preparare il Bilancio di previsione, convocò per una intera settimana tutte le categorie, le organizzazioni sindacali, imprenditori, tecnici, disoccupati, agricoltori, artigiani, Partiti politici e quant’altro riempiendo l’aula consiliare ed accogliendo le proposte, le indicazioni, i suggerimenti che venivano da quegli incontri. Un happening democratico mai visto prima. Altro che limitarsi alla comunicazione su quel che è stato fatto in questi mesi.
Ma quell’amministrazione fece anche di più: fornì i consiglieri comunali componenti la Commissione Bilancio ed i capi-gruppo di un cosiddetto “bilancino” (semplicissimo, leggibile ed efficace strumento informativo che conoscono molto bene gli uffici dell’attuale Ragioneria) all’interno del quale ciascun consigliere ( o anche ciascun cittadino) con assoluta facilità, trovava le voci di spesa e di entrata. Se non altro per potere intervenire con convinzione di causa ed assoluta conoscenza.

Se l’idea lo convince allora batta un colpo e faccia sentire il suo assenso. Ma anche in questa occasione presumo che non avremo il piacere di una sua graziosa risposta alle tante domande che abbiamo, come Partito, posto.
Toti Costanzo

martedì 3 febbraio 2009

Veltroni, vergogna!

Oggi in Parlamento inizia la discussione per la riforma non necessaria della legge elettorale che deve rinnovare il Parlamento europeo. Un volgare, miserabile inciucio tra Veltroni e Berlusconi che ha lo scopo, neppure nascosto, di impedire ai Partiti della Sinistra italiana, e soprattutto ai Comunisti, di portare dentro quel Parlamento la voce di milioni di uomini e donne che ancora ad oggi hanno l’orgoglio e la presunzione di volere cambiare il mondo.
Dunque, c’é un momento della nostra vita in cui si ha bisogno di manifestare il proprio disgusto, e gridarlo anche nei modi non usuali, nei confronti di personaggi che ti hanno tolto qualcosa. Qualcosa d’importante che era parte della tua vita, qualcosa strappato alla tua carne per cui hai necessità di gridarlo, appunto, a tutti con forza, con rabbia, con veemenza per evitare che le tue vene possano scoppiare, le arterie spezzarsi e il sangue fuoriuscire a zampilli e perdersi in mille rivoli. Devi gridare forte perché lo sentano tutti: Vergogna! Vergogna per avere consentito per tanti anni la presenza di mistificatori all’interno del Partito Comunista più grande d’Europa, il Partito di Antonio Gramsci, dei morti di Reggio Emilia, di Avola, delle Fosse Ardeatine, dei compagni uccisi dai nazifascisti durante la guerra di Liberazione, di tanti uomini che diedero il sangue perché quel Partito diventasse la speranza per milioni di esseri umani che lavoravano nei campi, nelle fabbriche, nelle scuole, negli uffici. Vergogna per aver consentito che sepolcri imbiancati, piccoli manutengoli, carrieristi ed opportunisti trovassero rifugio e crescessero dentro quel grande, glorioso, costruttore di Storia avendone vantaggi, scalando le gerarchie mentre gli altri soffrivano e sudavano. Loro piazzati nei posti di rilievo in virtù della loro ipocrisia, del loro strisciare, dei familistici buoni uffici. Loro che trovavano accoglienza dentro le sezioni che avevano visto la gioia, il pianto, la disperazione, la speranza del cambiamento, la vittoria e le sconfitte di milioni di comunisti che ogni giorno lavoravano per fare crescere in Italia e nel mondo l’Idea che Comunismo è Libertà, è la fine delle oppressioni, la rotture delle catene, è Speranza, è Cambiamento, è una Società a misura dell’uomo. E mentre tu lottavi contro il malaffare, la mala-politica e la mafia sacrificando tempo, famiglia, affetti, convinto che neppure un minuto della tua vita dovesse dispersi se non nella missione alla quale hai sempre creduto con fede incrollabile, la stessa che vide i primi cristiani sfidare la crudeltà dei tiranni e degli imperatori e morire col sorriso sulle labbra sotto i colpi dei carnefici o sbranati dai leoni, gli opportunisti, i carrieristi, pensavano a costruirsi un contenitore, una turris eburnea, un potere carico dei vantaggi, uno status possibile solo per la forza che veniva dal basso e li spingeva sempre più in alto. E mentre si innalzavano ogni giorno di più perdevano il rapporto con gli altri, con i bisogni, i desideri, i sacrifici immensi cui erano sottoposti tanti e tanti compagni. Perdevano, forse anche volutamente e cinicamente, il senso della Storia. Oggi quegli opportunisti dopo avere ucciso la speranza, cancellato il passato vantandosene, umiliato intere generazioni che si sacrificarono anche per loro, tendono a dare il colpo finale a quanti ancora hanno il coraggio, la dignità, l’entusiasmo, l’orgoglio di chiamarsi COMUNISTI/E.
VERGOGNATI VELTRONI, manutengolo del potere berlusconiano, servo sciocco e ruffiano dei poteri economici forti, degli uomini con gli immensi conti in banca verso i quali t’inchini quotidianamente, che ti prostri davanti ai banchieri che foraggiano le tue attività e quelli dei tuoi complici, che hai scoperto quando questo ti ha fatto comodo, di non essere stato mai comunista ed hai anche avuto l’ardire di dichiararlo forse per rendere il tuo sgradevole viso, la tua faccia impresentabile, accetta ai magnati del petrolio, ai mezzi d’informazione governativi, ai padroni che ancora ad oggi sfruttano i lavoratori, tanti figli di quei tanti compagni che ti consentirono di raggiungere i più alti livelli istituzionali tu, personaggio sbiadito, omuncolo, che diventi parlamentare e poi anche Ministro della nostra Repubblica nata dal sangue di migliaia e migliaia di comunisti che hai tradito nel modo più ignominioso. La Storia di te dirà che sei stato un pusillanime, un voltagabbana, un traditore, un Giuda che per trenta denari hai venduto i milioni di Cristi che prima o poi chiederanno il conto delle tue malefatte politiche e, puoi esserne sicuro, non ti porgeranno di certo l’altra guancia.

I COMUNISTI E LE COMUNISTE DI PARTINICO